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La loro trincea da difendere a tutti i costi

La cultura, gramscianamente, è inscindibile dalla politica. E mai come al Salone del libro di Torino ogni appuntamento, ogni presentazione, ogni presenza è un atto politico

La loro trincea da difendere a tutti i costi

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La cultura, gramscianamente, è inscindibile dalla politica. E mai come al Salone del libro di Torino ogni appuntamento, ogni presentazione, ogni presenza è un atto politico. Ecco perché la sinistra di lotta e di pensiero non vuole accettare di lasciare nemmeno uno spazio, nemmeno uno stand (l'editore Altaforte non è mai più tornato), nemmeno un incontro a uno scrittore, figurati a un ministro di destra. Persa la Rai, perso il Maxxi, perse le prossime direzioni e presidenze di musei che verranno, perso persino il San Carlo di Napoli dove è asserragliato Lissner, perse da qui alla fine dell'anno le tradizionali roccaforti culturali, dalla Biennale di Venezia in giù, l'intellighenzia italiana ha fatto del Salone del Libro di Torino il suo ridotto della Valtellina. Resistere (e resistere e resistere) fino alla fine! Il Lingotto va difeso coi denti: libri e moschetto. Che poi, una domanda. Se al posto dei gruppi femministi e ambientalisti che hanno contestato un ministro del governo Meloni si fossero visti militanti di CasaPound contestare - con gli stessi metodi - l'incontro sulla famiglia queer di Michela Murgia, cosa sarebbe successo?

Succede che l'intellettualità italiana che viaggia in prima classe sull'AltaVelocità Roma-Torino, andata con lauti ritorni, pretende sempre e soltanto una Cultura che sia una sorta di centro sociale autogestito, ma pagato dal Pubblico. Per fare quello che vogliono, invitare chi vogliono, zittire chi vogliono. Senza alcuna reciprocità. Un esempio, fra i tanti. Il Teatro Stabile d'Abruzzo, all'Aquila, dove il direttore artistico è il meloniano Giorgio Pasotti e il presidente addirittura Pietrangelo Buttafuoco, quest'anno presenta una stagione ricca di spettacoli dei meglio antimeloniani del Paese: Alessandro Gassmann, Lino Guanciale, Anna Foglietta... A parti inverse, cosa succede di solito?

Succede che il Paese va destra, e loro indietreggiano sempre più a sinistra. Compatti e incattiviti. La linea del Piave, al di qua del Lingotto, è la lunghissima via Nizza. A difesa della quale, sulle barricate, la sinistra di lotta e di presentazione in questi giorni ha schierato il proprio Reggimento Azov. La sua élite culturale ha detto Presente. Bianca Berlinguer, Marco Damilano (che correva di qua e di là fra gli incontri), il generalissimo Carlo De Benedetti, Christian Raimo, la Littizzetto (già prigioniera politica in Rai ha trovato rifugio qui), Daria Bignardi, Giovanni Floris, Carofiglio e carafiglia, Canfora, Veltroni con l'elmetto, Saviano, Murgia, Zerocalcare. Eroici.

E senza invidiarli, li capiamo.

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