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Lamorgese non frena i migranti "Partono? Non si può sparare..."

Il ministro dell'Interno è intervenuto a Cernobbio nell'ambito del Forum Ambrosetti: "Dovremmo evitare le partenze, ma se i barchini partono non si può sparare addosso". Dal ministro anche una difesa della sua linea sui ricollocamenti e sulle navi per la quarantena

Lamorgese non frena i migranti "Partono? Non si può sparare..."

Nell'ascoltare il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese al forum di Cernobbio, sembra quasi che l'Italia si sia messa il peggio alle spalle. Non ci sarebbero emergenze sul fronte migratorio, l'Europa sarebbe pronta a fare la sua parte, le Ong non costituiscono un problema: questo grossomodo il quadro tracciato dalla titolare del Viminale nell'incontro annuale del forum Ambrosetti.

Eppure i dati aggiornati ad oggi parlano di 19.926 migranti approdati nel nostro Paese dal primo gennaio, a fronte dei 5.624 dello stesso periodo del 2019. Quotidianamente da Lampedusa e dalla Sicilia arrivano notizie di proteste, fughe di migranti, tensioni con le forze dell'ordine, rabbia da parte dei cittadini. Il tutto nel bel mezzo della crisi legata ad una pandemia non ancora del tutto superata e che ha contribuito ad alimentare caos nell'accoglienza.

L'intervento sull'immigrazione: “Gran parte degli sbarchi sono autonomi”

Certo, il ministro pur se tecnico deve pur sempre fare politica e difendere la linea propria e del governo. Ma nel discorso tenuto dalla Lamorgese questa mattina la difesa appare più di ufficio che pienamente obiettiva. Lo si è visto ad esempio nelle sue parole espresse sulla gestione delle navi dell'accoglienza, costose e al centro di numerose polemiche ma ritenute dalla Lamorgese come “un modo per proteggere le comunità che erano in preoccupazione, visto che siamo in epoca di pandemia”. Non solo, sulle spese affrontate per sostenere l'operatività delle navi, il ministro non ha dubbi: “Ci saranno dei costi ovviamente, costi che ci sarebbero stati egualmente, anche se in misura minore, se fosse stata sul territorio – ha dichiarato Luciana Lamorgese – ma certamente con una garanzia maggiore e con maggiore sicurezza”. Come dire dunque che altra soluzione per svuotare gli hotspot e i centri d'accoglienza non c'era e quindi pazienza se lo Stato ha speso qualcosa in più, in un frangente in cui invece non potrebbe permettersi molte spese.

Forse, per la verità, un'altra soluzione per evitare di ingolfare i centri di accoglienza in piena pandemia c'era e lo ha fatto intendere implicitamente lo stesso ministro: “Gli sbarchi devono essere bloccati dal paese di origine, i migranti non devono partire – ha dichiarato davanti agli ospiti del Forum Ambrosetti il numero uno del Viminale – ma se poi partono non credo di poter bloccare i barchini autonomi affondandoli o non facendoli arrivare sulle nostre coste”. Si poteva quindi intervenire a monte, ma non lo si è fatto e il ministro sembra fare spallucce: “Gli sbarchi autonomi ci sono sempre stati”, ha infatti ribadito. Ed è proprio sugli approdi autonomi che Luciana Lamorgese ha puntato maggiormente il dito, assolvendo di fatto il ruolo delle Ong: “Non si fa mai il distinguo tra nave di ong e barchini autonomi – ha affermato il ministro – tutti i numeri degli arrivi di luglio sono di barchini, l'unica ong che è sbarcata portava 350 migranti ed è arrivata la scorsa settimana”.

Rapporti con l'Unione Europea

Ma dove il ministro ha attuato autentici salti mortali per difendere il suo operato è sul rapporto con l'Europa. Secondo la Lamorgese, le istituzioni comunitarie stanno facendo il loro: “Per quanto riguarda le ricollocazioni, io credo che l'Europa debba fare molto e lo sta facendo – ha dichiarato la titoalre del Viminale – tant'è che nel piano in discussione dovremo stabilire i principi di ricollocazione obbligatoria e non facoltativa”. Peccato che proprio pochi giorni fa da Bruxelles è emerso il contrario: il presidente del consiglio europeo Charles Michel ha fatto sapere di non considerare la questione prioritaria, mentre la presidenza di turno tedesca ha fatto intuire a chiare lettere che durante il semestre di Berlino di ricollocazioni non se ne parlerà.

Eppure, secondo la Lamorgese l'Ue sta facendo la sua parte soprattutto proprio sui ricollocamenti, suo cavallo di battaglia da quando si è insediata al Viminale: “La Commissione europea sta preparando anche il patto per l'asil – ha ribadito il ministro – Lo vedremo insieme. C'è grande collaborazione con la Commissione europea”. Tutto nella norma dunque, anche se la realtà parla di altro.

Decreti sicurezza

Un piccolo passaggio Luciana Lamorgese l'ha voluto dedicare anche ai decreti sicurezza, le norme volute dal suo predecessore Matteo Salvini per il momento non toccate dall'attuale maggioranza nonostante le intenzioni dei giallorossi: “Adesso sarà il governo nella sua complessità che deciderà quando portare avanti le modifiche – ha dichiarato il ministro – Io la mia parte l'ho fatta”. In effetti Luciana Lamorgese già a febbraio aveva presentato un piano di modifiche volto a ridimensionare gli effetti dei decreti sicurezza. Dopo un primo rinvio a settembre, adesso dovrebbe esserci un ulteriore slittamento ad ottobre. La verità è che all'interno della maggioranza i decreti sicurezza hanno alimentato spaccature: la sinistra del Pd non è contenta del piano, il M5S non vorrebbe toccare subito norme approvate dallo stesso movimento nel procedente governo, Giuseppe Conte altro non può fare che prendere tempo.

E forse rinviare definitivamente tutto a oltranza.

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