Per l'Ue si chiude il tempo delle parole. Va difesa la libertà

Trump svela il suo vero volto. Priorità al riarmo comunitario

Per l'Ue si chiude il tempo delle parole. Va difesa la libertà
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Donald Trump annuncia di voler ridurre l'invio di armi americane all'Ucraina, proprio nel momento in cui la Russia intensifica la sua aggressione massacrando civili nelle città di un Paese europeo. E Vladimir Putin non perde un attimo per reagire con una ipocritissima affermazione, studiata per compiacere il presidente degli Stati Uniti: "Così la pace è più vicina". Nulla di più falso: disarmando Kiev, si andrebbe verso una tragica caricatura di pace, fatta di feroce oppressione e indicibili brutalità russe ai danni degli ucraini inermi. Per questo concreto avvio del disimpegno americano, che non è niente di meno di un tradimento, si può provare come occidentali disgusto e vergogna, ma certamente non meraviglia. Trump e i suoi più stretti collaboratori, dal vice presidente Vance al segretario di Stato Rubio al capo del Pentagono Hegseth, hanno sempre dichiarato apertamente che del destino dell'Ucraina non importa loro nulla, e meno che meno della libertà del suo popolo.

Alla Casa Bianca, dallo scorso 20 gennaio, hanno sempre preferito, contenendosi solo per ragioni d'immagine come accadde in Vaticano in occasione dei funerali di Papa Francesco, svillaneggiare Volodymyr Zelensky in quanto "amico di Joe Biden": ciò che il coraggioso presidente ucraino rappresenta sulla scena europea e mondiale anche dal punto di vista morale non ha per loro alcuna importanza. Preferiscono di gran lunga mettersi d'accordo sulla pelle del suo Paese con il dittatore e criminale di guerra del Cremlino: e questo stanno facendo.

Dopodiché, rimangono due considerazioni da fare. La prima riguarda l'Europa e le sue responsabilità storiche, soprattutto in fatto di difesa; la seconda, l'arduo compito cui sono chiamati i leader politici degli alleati degli Stati Uniti.

Primo punto. Da anni sappiamo che Trump ha in animo di lasciare l'Europa al suo destino: non ci considera alleati, ma concorrenti commerciali e come tali ci bistratta e punta a dividerci per meglio dominarci. Finora i governi europei hanno speso molte più parole che fatti (che pure, va riconosciuto, ci sono stati) per prepararsi a una nuova situazione in cui alle minacce esterne avremmo dovuto far fronte da soli. Ma adesso che Trump comincia a tradire l'Ucraina e a lasciare nelle nostre mani la patata bollente del sostegno alla sua difesa (che è la nostra), il tempo delle parole è finito. Vedremo, ad esempio, se tali rimarranno quelle del cancelliere tedesco Friedrich Merz, che riflette sull'invio agli ucraini dei potenti missili Taurus e punta a un'intesa con Parigi e Londra per arrivare a un ombrello atomico Ue. È ormai il tempo di assumerci la responsabilità di difendere la nostra libertà.

Secondo punto. È chiaro che le voci contrarie al riarmo difensivo europeo e al decisivo contributo alla difesa dell'Ucraina non di rado prezzolate da Mosca e da Pechino - puntano in realtà a dividere l'Europa dagli Stati Uniti: è l'antico sogno del Cremlino, tuttora vivissimo nella mente di Putin e degli odiatori nostrani del concetto di Occidente.

E tuttavia, se è giusto impegnarsi politicamente per evitare quella separazione, non cadendo nel tranello di chi strumentalmente esalta l'esercito europeo, non ha però senso illudersi che Trump sia diverso da ciò che è. Gestire il rapporto con un alleato storico strapotente che in realtà simpatizza per il nostro nemico è un compito di diabolica difficoltà: ma un conto è simulare per convenienza, un altro autoingannarsi.

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