
Si alzano i decibel tra Bruxelles e Mosca. Dopo il varo venerdì scorso del 18° pacchetto di sanzioni per indebolire la macchina bellica della Federazione e le sue casseforti energetiche, la Commissione europea ha lanciato ieri un'accusa circostanziata, legata alla recente azione dell'Eurocamera per far cadere Ursula Von der Leyen. Dietro la mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione, bocciata nella scorsa plenaria, ci sono "attori della macchina di disinformazione e ingerenza russa". La denuncia, mai così esplicita dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, è stata del portavoce della Commissione con delega al Digitale, Thomas Regnier. Che prova ad alzare un muro: "Intossicare la discussione pubblica, alimentare teorie del complotto e delegittimare i vertici europei è una strategia ben nota".
Questo episodio, sostiene Regnier, ci ricorda ancora una volta che "gli attori che si sono dimostrati strettamente associati alla propaganda di Stato russa continuano a tentare di polarizzare e indebolire l'Ue, sfruttano opportunisticamente eventi o discussioni politiche nell'Ue per distorcere il dibattito politico, diffondere teorie del complotto o screditare i politici europei. La stampa libera e indipendente in Europa, così come i fact-checker e i ricercatori, hanno un ruolo importante da svolgere per far progredire la comprensione della questione".
Regnier chiama dunque gli operatori della comunicazione a fare gioco di squadra. E dal report dell'organizzazione di fact checking "Check First", azienda finlandese leader nel settore dei software e delle metodologie, all'avanguardia nelle tecniche di ricerca, prova ad alzare un muro per difendere il confronto parlamentare da rischi di ingerenze extra-Ue.
La mozione anti-Von Der Leyen era stata presentata dall'eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea, sottoscritta da altri 77 eurodeputati di diversi gruppi politici delle destre europee, bocciata poi dall'emiciclo. Un'operazione già fortemente criticata dalla presidente del "governo" Ue, Von der Leyen, che nei giorni della mozione aveva denunciato la mano del presidente russo Putin. Il motivo reale dietro il suo tentato indebolimento, secondo Von der Leyen, sarebbe da cercare nelle azioni sanzionatorie di Bruxelles, che "sta colpendo il cuore della macchina da guerra russa". Pacchetti di sanzioni sempre rimodulati, prorogati al 2026, per tenersi al passo con le risposte di Mosca anzitutto sull'export di petrolio. L'alta rappresentante per la Politica estera, Kallas, ha definito l'ultimo pacchetto "un messaggio chiaro dell'Europa, che non smetterà di sostenere l'Ucraina e continuerà ad aumentare la pressione sino a quando la Russia non porrà fine al conflitto". Il portavoce Ue aggiunge il tassello della guerra ibrida, prendendo per buoni gli argomenti dell'organizzazione "Check First", la quale spiega: "La copertura mediatica della mozione contro Von der Leyen da parte di Pravda Network illustra perfettamente come le operazioni di disinformazione russe sfruttino i legittimi processi democratici per minare le istituzioni europee, si è trasformata in una campagna narrativa coordinata su oltre 30 sottodomini, amplificando la storia con un linguaggio sempre più provocatorio". Il caso, e il traffico decuplicato sui social, dimostrerebbe "tre tattiche chiave nel manuale di guerra informativa russo.
Si appropriano di qualsiasi evento che possa essere inquadrato come disfunzione o corruzione dell'Ue; utilizzano un'amplificazione coordinata su più lingue e piattaforme per creare un'impressione artificiale di indignazione diffusa; distorcono progressivamente i fatti, trasformando una procedura parlamentare di routine in un movimento di massa contro una leadership tossica".