Ma l'Ue sospende le contro-tariffe: no alle provocazioni, "l'accordo è vicino". E Meloni punta sulle esenzioni

La premier guarda ad automotive e vino. Il Ferragosto in Sardegna a Villasimius

Ma l'Ue sospende le contro-tariffe: no alle provocazioni, "l'accordo è vicino". E Meloni punta sulle esenzioni
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da Roma

Nonostante l'ultima roboante minaccia di Donald Trump, la Commissione europea non sembra avere alcuna intenzione di rialzare la tensione con Washington. L'obiettivo di Ursula von der Leyen (in foto) - condiviso da buona parte dei principali governi dell'Ue, a partire dall'Italia - resta infatti quello di chiudere l'accordo sottoscritto in Scozia con tariffe al 15% e ottenere le esenzioni di alcuni prodotti strategici, a partire dal comparto auto che non è ricompreso nell'ordine esecutivo sui dazi firmato dal presidente americano il primo agosto.

Linea morbida, insomma. E paziente, perché Trump - è il senso dei ragionamenti che si fanno a Palazzo Chigi - ci ha abituato ad accelerazioni inattese, ma che sono più una tattica negoziale che il vero punto di caduta a cui mira. Così, se l'ex tycoon fa sapere in un'intervista a Cnbc che è pronto a tornare a dazi al 35% se l'Ue dovesse decidere di "non rispettare l'impegno ad investire" in beni americani "per 600 miliardi di dollari", la Commissione risponde annunciando in via ufficiale "l'adozione delle procedure legali per sospendere le contro-tariffe" da 93 miliardi (che sarebbero entrate in vigore giovedì) per sei mesi. La linea di von der Leyen è chiara: evitare le provocazioni e continuare a lavorare per chiudere definitivamente l'accordo. A partire dalle specifiche esenzioni settoriali. Poi, certo, se su auto, farmaci e semiconduttori Washington decidesse di alzare il muro e imporre tariffe oltre il 15%, allora la partita potrebbe davvero riaprirsi.

Un approccio cauto e ragionevole. Condiviso da Giorgia Meloni, convinta che sia l'unica strada per cercare di ottenere delle deroghe per alcuni settori chiave non solo per l'Italia. La premier - che a cavallo di Ferragosto si concederà qualche giorno di vacanza in Sardegna, zona Villasimius - è ottimista sul fatto che anche auto e componentistica possano rientrare nei prodotti con dazi al 15% (allo stato la tassazione rimane al 27,5%). Una partita su cui sta insistendo molto anche la Germania, altro grande produttore di auto. Il secondo fronte sono gli alcolici, in particolare il vino. Non a caso lunedì - di rientro da Ancona - la premier ha deciso di intervenire a sorpresa al Tavolo del Vino organizzato dal ministro Francesco Lollobrigida a Palazzo Chigi per annunciare iniziative a sostegno della filiera. È un prodotto "non rimpiazzabile da produzioni nazionali", ha detto la premier, lasciando intendere che l'obiettivo del governo è fare il massimo per "arrivare a un accordo quadro entro il quale giocare alcune partite su alcuni settori e filiere", spiegando "ai nostri amici e alleati americani" che "ci sono una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati". Ragionamento che ovviamente vale anche per l'industria farmaceutica, che per l'Italia - come per Germania e Francia - è un settore chiave. Tutte partite su cui la Commissione Ue sta lavorando da giorni. Con il primo testo congiunto tra Bruxelles e Washington che è ormai "in fase avanzata", sul tavolo dei negoziatori Usa Howard Lutnick e Jamieson Greer, con cui il commissario al Commercio Maros Sefcovic mantiene un "canale costruttivo".

Il motivo dell'agitazione di Trump potrebbe essere invece un altro. Sui 600 miliardi di dollari di investimenti in beni americani, infatti, von der Leyen può dare solo garanzie politiche ma non giuridiche. A differenza delle tariffe commerciali che sono di competenza comunitaria, l'acquisto di armi e gas non dipende infatti dall'Ue ma dai singoli governi nazionali. Quante e quali armi comprerà l'Italia, insomma, lo decidono solo Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto.

Così come per il gas, dove l'ultima parola è in mano a Eni - e per ragioni sociali è legata anche a logiche di mercato - e non certo a Bruxelles. E questo vale per tutti i Ventisette. Una sfumatura che Trump - abituato a firmare ordini esecutivi come fossero coriandoli la settimana di Carnevale - non riesce proprio a cogliere.

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