L'uscita inattesa dell'erede di «Emergency»

Certi concetti cari alla sinistra sembrano passati di moda. Termini come «accoglienza» stanno perdendo appeal non solo nei circoli della falce&martello. E lo fanno, guarda caso, nei giorni dell'emergenza immigrati, nei giorni di «Emergency», verrebbe da dire. Perché in molti sui social hanno chiesto a una di sinistra come Cecilia Strada, la figlia del fondatore della Ong che aiuta malati e vittime di guerra in mezzo mondo (ma non chiamatela «figlia» che si offende) come mai in questi giorni non ospita un profugo a casa sua. Come mai? Del resto, non è la sinistra che insiste col dire che un immigrato a testa non fa male a nessuno e che sarebbe logico che tutti si prodigassero per il (presunto) profugo senza alloggio?

Premessa. È su Facebook che la maggior parte degli utenti, oltre a Twitter , discute sul tema caldo dell'immigrazione, soprattutto in un momento come questo in cui anche la sicurezza nelle strade è intaccata da bande di migranti che protestano e che affollano le stazioni e le piazze delle maggiori città italiane. E proprio su tale argomento la figlia di Gino, che però vive male l'ombra del padre («ho 36 anni, un ruolo e un nome io...») risponde ai fan che più volte le hanno chiesto di ospitare in casa sua il migrante. La replica di Cecilia appare sprezzante e, a guardare bene, piuttosto di destra. Trasformismo? Parrebbe, sentite qui. «Risposta collettiva per tutti quelli che “perché non ospiti i profughi a casa tua, eh?” - ha esordito sul suo profilo Facebook -. E perché mai dovrei? Vivo in una società e pago regolarmente le tasse. Pago le tasse così non devo allestire una sala operatoria in cucina quando mia madre sta male. Pago le tasse e non devo costruire una scuola in ripostiglio per dare un'istruzione ai miei figli». Continua: «Pago le tasse e non mi compro un'autobotte per spegnere gli incendi. E pago le tasse per aiutare chi ha bisogno. Ospitare un profugo in casa è gentilezza, carità. Creare - con le mie tasse - un sistema di accoglienza dignitoso è giustizia. Mi piace la gentilezza, ma preferisco la giustizia». «Mi rimane una curiosità - ha concluso Strada -. Tutti quelli che quando si parla di migranti arrivano qui - e sottolineo: non sono io che vengo a cercare voi per imporvi le mie idee, siete voi che venite qui - esordendo con insulti a pioggia, contumelie, calunnie gratuite: ma fate sempre così? incontrate le persone per strada ed esordite con “ma vaffanculo?”. Avete mai pensato che esiste un altro modo di parlare, di confrontarsi? Un modo che non inizia con l'offesa? Un modo che magari porta più valore per tutti? Boh».

Dopo lo sgambetto del gerundio a Matteo Salvini (beccato!) si torna, dunque, a parlare di Cecilia Strada. Che anche ieri su Twitter ha stuzzicato il leader della Lega Nord (il quale non l'ha però degnata di risposta) accusandolo di non informare bene il suo «ignorante» elettorato. Beata lei che sogna un mondo in cui tutto funziona e in cui i servizi sono garantiti dal pagamento delle tasse. Sarebbe meraviglioso, se non fosse che questa ipotesi pecca di realismo.

E sempre Cecilia (voci di corridoio parlano di una possibile candidatura alla poltrona di sindaco di Milano per le comunali del 2016) ha fatto sapere che presto (forse già domani) alla stazione Centrale potrebbe

arrivare una clinica mobile di Emergency. «Stiamo aspettando - ha detto - l'autorizzazione dei vigili urbani per l'occupazione di suolo pubblico». Ecco, «occupazione», questo sì che è un termine che non passa mai di moda.

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