La malattia di Kate

Per la principessa ricoverata l'ipotesi più probabile è l'endometriosi. La patologia dell'addome colpisce 14 milioni di donne in tutta Europa. E scoprirla è difficile

La malattia di Kate

«La condizione di Sua Maestà è benigna» recita il comunicato di Buckingham Palace riguardo all'operazione alla quale sarà sottoposto in settimana il 75enne Re Carlo, affetto, come la maggior parte dei suoi coetanei, da ipertrofia prostatica, ed i suoi impegni pubblici verranno rinviati per un «breve periodo di recupero».

Ben altro scenario traspare dalla scarna nota diffusa da Kensington Palace, residenza dei Principi di Galles, riguardante Kate Middleton, ricoverata da una settimana alla London Clinic, e sottoposta ad un «intervento addominale pianificato» che le impedirà di tornare a svolgere impegni pubblici «fino a dopo Pasqua».

Questa convalescenza di circa due mesi e mezzo ha messo in ansia i sudditi del Regno Unito e caricato di incognite sulla diagnosi e sul suo reale stato di salute, perché ad oggi nessun intervento non oncologico, ad uno qualsiasi degli organi addominali, quali fegato, colecisti, milza, stomaco, duodeno, pancreas, reni, vescica, utero e ovaie, prevede una degenza ed un post operatorio così prolungati. Anche perché oggi la chirurgia addominale si esegue quasi sempre in laparoscopia, una tecnica chirurgica robotica che permette, grazie a minime incisioni cutanee, tempi brevi di recupero. Nel comunicato però, non è stato specificato che tipo di intervento ha subìto la 43enne Kate, cioè di cosa sia stata operata, e il perché del ricovero in una clinica nota per la sua eccellenza in campo oncologico, anche se è stato sottolineato che in questo caso si tratta di «un problema serio» seppur benigno, escludendo cioè che si tratti di cancro.

I tabloid di tutto il mondo hanno fatto a gara per indovinare la esatta diagnosi reale, e si è scritto di diverticolite del colon, di ulcere, di calcolosi colecistica e di altre ipotesi di rimozione parziale di organi, ma le patologie che richiedono due settimane di ricovero e due mesi di convalescenza, escludendo i tumori maligni, sono soprattutto le malattie ginecologiche, che in una giovane donna, sportiva, apparentemente sana, che ha avuto tre gravidanze, seppur problematiche, e partorito tre figli, che non fuma, che si alimenta con molta attenzione ed è sottopeso, ed è destinata a diventare regina, possono incidere oltre che sullo stato fisico anche su quello psicologico.

L' ipotesi medica più accreditata è che possa trattarsi di endometriosi, una malattia che riguarda molte donne in età fertile e che, pur sviluppandosi nell'utero, può avere anche un interessamento addominale multifocale, e di regola si cura con un intervento che, quando necessario, si programma per tempo. Questa malattia comporta che il tessuto dell'endometrio, interno all'utero, germogli in modo anomalo anche all'esterno, per cui ogni mese, in corrispondenza del ciclo mestruale, sempre doloroso ed abbondante, il sanguinamento può verificarsi anche nelle sedi fuori dall'utero, con formazione di focolai di ematomi che si possono trovare in varie parti della pelvi e dell'addome ove presenti, e che sono difficilmente riassorbibili. Tali focolai di tessuto aberrante extra uterino di solito sono localizzati vicino alle tube e alle ovaie, mentre nei casi più severi possono invadere alcuni tratti intestinali o addossarsi agli ureteri, aree delicate che, quando compresse e infiltrate, richiedono un intervento multidisciplinare, con chirurghi addominali oltre che ginecologi.

La soluzione della patologia, nelle donne che già hanno avuto figli e non desiderano altre gravidanze, è l'isterectomia, ovvero l'asportazione di utero e ovaie, cosa che comporta inevitabilmente una menopausa precoce, difficile da accettare psicologicamente in una donna ancora giovane e sessualmente attiva, e simbolo della perfetta femminilità come è considerata la principessa. Un'operazione che risolve definitivamente la patologia, e che richiede appunto circa due mesi di convalescenza per la stabilizzazione ormonale e metabolica.

Sui quotidiani inglesi però, è trapelata la notizia che l'intervento fosse stato programmato e reso necessario per prevenire in futuro lo sviluppo di una forma tumorale, ed in questo caso potrebbe essere stata individuata nel sangue una mutazione dei geni BRCA, una condizione genetica che esporrebbe la paziente portatrice ad un aumentato rischio di tumore al seno e alle ovaie. La positività a questi geni obbliga in molti casi a propendere verso una scelta profilattica, chirurgica e radicale, di rimozione di utero, ovaie e mammelle, per ridurre drasticamente il rischio concreto di sviluppare il cancro, con un intervento demolitivo (e ricostruttivo) che giustificherebbe i tre mesi di stop sociale. Ma tutte le linee guida scientifiche specificano che tale mutazione genetica incida sulle donne nate in una famiglia segnata per generazioni dalla malattia oncologica in forma ereditaria, che hanno cioè avuto più di due casi di familiari stretti con carcinoma mammario od ovarico diagnosticato prima dei 50 anni, come accaduto ad Angelina Jolie e Bianca Balti, una condizione che non sembra appartenere alla dinastia delle donne Middleton.

Anche l'endometriosi, seppur riconosciuta come patologia benigna, è associata, raramente, alla possibilità di evolvere in cisti o tumore dell'ovaio o ad un rischio più alto di sviluppare alcuni tipi di carcinoma addominali, ma è anche una delle cause nascoste e subdole, con una percentuale che sfiora il 30%, di infertilità nelle donne: condizione lontana dalla storia di gravidanze di Kate.

La privacy sulla propria salute è un diritto di tutti, non solo delle famiglie reali, e sarà la principessa Catherine a decidere se rivelare la sua diagnosi quando lo riterrà opportuno, oppure non dire nulla.

Noi non possiamo far altro che augurarle di tornare al più presto, da fragile paziente a futura e forte regina, sulle orme indimenticabili e irraggiungibili della sempre compianta Elisabetta II, che si è ammalata, lei sì per un «problema serio», solo negli ultimi mesi del suo regno durato oltre 70 anni.

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