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Medici, pensione light se si esce prima

Quote retributive salvate solo ritirandosi per vecchiaia. Inps, allarme uscite nella Pa

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«La pensione anticipata rispetto a quella di vecchiaia dovrebbe ricondurci all'ammontare dei contributi versati specialmente nel momento in cui questo permette il cumulo del reddito quando si va in pensione di anzianità». Con questa risposta il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha implicitamente confermato quale sarà il percorso per emendare l'articolo 33 della manovra riguardante i coefficienti di trasformazione delle quote retributive per le pensioni di medici, infermieri, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari. «Evidentemente è un problema che noi ci poniamo», ha aggiunto Giorgetti.

Per rendere ancor più chiare le parole del ministro, occorre spiegare che il principio è quello di garantire un trattamento comprensivo della generosa rivalutazione della quota retributiva solo a chi sceglierà la pensione di vecchiata. La pensione di anzianità, infatti, non impedisce ai medici di esercitare privatamente. Di qui la scelta tutta politica di erogare a costoro pensioni sostanzialmente calcolate con il contributivo e in cui la parte retributiva viene molto diluita come previsto dalla legge di Bilancio. Il discorso generale è, infatti, molto più ampio rispetto alla platea potenzialmente coinvolta dalla normativa, costituita da circa 700mila dipendenti pubblici (tra cui 6mila medici che potrebbero decidere di lasciare il Servizio sanitario nazionale entro il 31 dicembre per non incorrere nella tagliola). Come calcolato dall'Ufficio parlamentare di Bilancio, infatti, l'impatto di questa misura è ampio e consentirebbe risparmi cumulati fino a 32,9 miliardi di euro. Un risparmio quasi necessario considerato che, in base ai dati dell'Osservatorio Inps sul pubblico impiego, entro i prossimi dieci anni oltre un terzo dei dipendenti pubblici adesso in attività andrà in pensione. Si tratta di oltre 1,35 milioni di persone, circa il 36% dei 3,7 milioni che nel 2022 ha avuto almeno una giornata di lavoro retribuita dallo Stato.

E dopo la scuola (39,7% del totale) è proprio la sanità il settore con il maggior numero di dipendenti (20%).

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