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Meloni, linea dura con l'opposizione. "Calunnie su Cutro. Europa irragionevole sulle case green. Il Salva Stati? Mai"

Il catalogo è questo. La giacca bianca contro il vestito scuro, la prima donna a Palazzo Chigi contro la prima donna alla guida del Pd, la campionessa della sinistra contro quella della destra

Meloni, linea dura con l'opposizione. "Calunnie su Cutro. Europa irragionevole sulle case green. Il Salva Stati? Mai"

Il catalogo è questo. La giacca bianca contro il vestito scuro, la prima donna a Palazzo Chigi contro la prima donna alla guida del Pd, la campionessa della sinistra contro quella della destra. Ma il copione prende un'altra piega e alla Camera il duello Meloni-Schlein si trasforma subito in un corpo a corpo in diretta tv della premier con tutta l'opposizione, in un wrestling con la sinistra «che sui migranti calunnia l'Italia», che «dopo tanti anni al governo ha impoverito il Paese» e che sui temi europei lavora per il re di Prussia e non «per gli interessi nazionali». E qui tocca a Bruxelles, il secondo nemico di giornata. La direttiva Ue sulle case green, dice la presidente del Consiglio, «è illogica ed economicamente insostenibile», mentre il blocco a benzina e diesel «può devastare il nostro sistema produttivo e ci conduce dritti dritti alla deindustrializzazione». Quanto al Mes, «finché ci sarò io, l'Italia non accederà mai a uno strumento così inadeguato».

Giorgia è dura, nervosa, un filo irritata. «Noi abbiamo la coscienza a posto, spero ce l'abbia anche chi non dice una parola sulle responsabilità della mafia degli scafisti». Gira rigira, a quasi un mese di distanza la questione è sempre la stessa: la strage di Cutro si poteva evitare? Il governo ha fatto il possibile per soccorrere i naufraghi? Stavolta, durante il question time, la Meloni non ha alcuna intenzione di farsi processare. E attacca l'opposizione. «Per fini politici si mette in discussione l'onore e il lavoro di chi salva vite dei disperati rischiando ogni giorno la propria. Si finisce quindi per calunniare pezzi delle istituzioni, servitori dello Stato e l'Italia intera, che sola affronta questo dramma epocale, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso dell'immigrazione su di noi». La strada è un altra. «Finché ci saranno partenze su quelle barche e con pessime condizioni meteo ci saranno vittime. Dobbiamo prevenire i trafficanti e investire sulle rotte legali». E l'Ue deve darsi una mossa. Come dice pure Sergio Mattarella, deve svolgere un'azione «più sistematica».

Vale pure per i disperati di casa nostra. La Schlein insiste sul salario minimo, la premier replica che «è più efficace tagliare le tasse sul lavoro». Alla base, sostiene, c'è un problema. «Chi ha governato fino ad ora ha reso più poveri i lavoratori. Adesso questo governo sta facendo quello che può per invertire la rotta». In che modo? «Pur nelle limitate risorse a disposizione, abbiamo lanciato segnali, come il rinnovo del taglio di due punti del cuneo fiscale e l'aggiunta di un altro punto per i redditi più bassi». Ma per crescere, aggiunge, serve la riforma fiscale «con una riduzione della pressione e dell'Ires, un nuovo rapporto non più vessatorio con i contribuenti e la global minimum tax». Oggi il testo sarà portato al Consiglio dei ministri.

Forza Italia applaude: «Mentre gli altri propongono tasse e patrimoniali - dice il capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo (nel tondo) - noi accompagniamo i talenti riducendo la pressione».

Giorgia parla pure delle «distorsioni» provocate dai superbonus, che hanno scassato i conti pubblici e «favorito rendite di posizione». Palazzo Chigi, assicura, darà una mano a chi è rimasto in mezzo al guado. «Siamo pronti ad adottare ogni misura per assorbire i crediti fiscali generati da norme discutibili».

E parecchio da discutere secondo la premier c'è sulle recenti iniziative verdi dell'Europa. «Non siamo dei pericolosi negazionisti climatici, tuttavia serve un approccio pragmatico». La casa green, ad esempio, «rischia di danneggiare l'Italia, il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto diverso dagli altri Stati della Ue per ragioni storiche, di conformazione geografica, del valore della casa come bene». Roma, ci mancherebbe, è per la sostenibilità ambientale e la transizione ecologica, ma non a queste condizioni. Si stava negoziando, spiega la Meloni, invece «il Parlamento europeo ha inasprito il testo iniziale con un'impostazione irragionevole e ideologica». Stesso per le auto elettriche. «L'Italia condivide gli obbiettivi, non i tempi. La parola transizione presuppone un percorso graduale. Il pericolo è la delocalizzazione della produzione automobilistica il Paesi extra Ue». Noi, sul gas e le rinnovabili, «stiamo facendo la nostra parte».

Adesso però bisogna uscire dai carburanti inquinanti «senza punire gli intessi italiani: non si può pensare di devastare il nostro sistema produttivo».

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