Meloni, pace ma anche sicurezza. "Prima va preparata la guerra"

La premier punta al rafforzamento della Nato e cita il famoso detto latino. Duello con Schlein che replica: "Dai romani sono passati duemila anni"

Meloni,  pace ma anche sicurezza. "Prima va preparata la guerra"
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Sorrisi, pacche sulle spalle di Tajani, il cinque dato ai sottosegretari uscendo dal Senato. E la soddisfazione quando arriva al Quirinale per il pranzo e può riferire a Mattarella che ha seguito il suo suggerimento pronunciando un discorso istituzionale e che, tutto sommato, in vista del Consiglio europeo, il clima di unità nazionale ha retto. La posizione dell'Italia è chiara. "Si vis pacem, para bellum", dice Giorgia Meloni, per la libertà serve sicurezza, e su questo anche i centristi e l'ala riformista del Pd sono d'accordo. Infatti ecco i complimenti "all'interessante intervento di Delrio", e i ringraziamenti "al senatore Alfieri di cui accolgo la proposta", ma ecco anche il battibecco a distanza con Elly Schlein. "Dai romani sono passati 2000 anni - risponde la segretaria - e dobbiamo impegnarci per la pace e il multilateralismo".

Situazione fluida, pericolosa, replica Giorgia, "non è il momento di usare toni da campagna elettorale, anzi c'è bisogno di ragionare insieme e apprezzo chi nell'opposizione lo sta facendo". Scenario complesso, "il caos è crescente però non è generato da Trump", qualche missile vola, ma insomma, "la fiducia" non manca. "Conto ancora in un ritorno ai negoziati - dice la premier -. L'Iran appare diviso sulla tregua, c'è stata una violazione e Gerusalemme potrebbe rispondere, spero in modo commisurato. Se Teheran rinunciasse al programma nucleare a fini militari, sparirebbe la minaccia a Israele. A quel punto mancherebbe solo il cessate il fuoco a Gaza per spianare la strada alla soluzione due popoli due Stati. L'Italia sta lavorando a questo obbiettivo, coinvolgendo i Paesi arabi nella ricostruzione, come si è visto nel comunicato del G7 su nostra proposta". Si vedrà. Intanto, mentre la diplomazia cercherà i suoi canali, bisogna attrezzarsi per fronteggiare "le sfide", dal Medio Oriente all'aggressione russa all'Ucraina.

E qui pesca nell'antica Roma, "si vis pacem, para bellum", se vuoi la pace preparati alla guerra. Cinismo? Militarismo? No, "quando ti doti di una difesa non lo fai per attaccare qualcuno ma per creare una deterrenza". Di più. "Se si dispone di sistemi di difesa solidi, è più facile evitare i conflitti". Rafforzare la Nato? Mettere in piedi una forza europea? Per la Meloni "una difesa Ue, che si è indebolita da sola e non per i nazionalismi, sarebbe un'inutile duplicazione", mentre nell'Alleanza atlantica "non ci sono truppe in comune bensì eserciti nazionali che cooperano".

Meglio quindi irrobustire la colonna europea della Nato. L'obbiettivo accettato dal governo è di arrivare a spendere il cinque per cento del Pil in dieci anni, compresi investimenti in infrastrutture, sicurezza, lotta ai trafficanti, cybersicurezza e controllo immigrazione.

Scintille, sul tema, con Conte. "Vorrei essere lui, che ha detto di non aver sottoscritto l'impegno italiano di arrivare al due per cento del Pil per la difesa. Ma una firma è una firma. E quella firma è stata messa. Per lungo tempo l'Italia non è stata considerata affidabile. Non è il mio modo di governare". Ora, spiega la premier, siamo ascoltati. "La politica estera non è solo photo opportunity, faccio molte più cose di quante ne comunico. Gli italiani giudicheranno quanto conto".

Nei prossimi giorni si darà da fare perché le spese militari non siano conteggiate nelle maglie strette del Patto di stabilità Ue. "Dobbiamo riflettere su cosa investire". L'idea? "Che fondi vadano prioritariamente ad aziende italiane".

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