Per Meloni partita doppia: battaglia sul fronte europeo con un occhio al voto in Italia

E lei come sta? Tesa? "Macché. È tranquilla e carica a pallettoni"

Per Meloni partita doppia: battaglia sul fronte europeo con un occhio al voto in Italia

E lei come sta? Tesa? «Macché. È tranquilla e carica a pallettoni». Queste secondo lo staff di Palazzo Chigi le condizioni psico-fisiche di Giorgia Meloni (nella foto) alla vigilia della sua partita doppia. La prima si gioca da oggi a Bruxelles al Consiglio Europeo: la premier cercherà di strappare qualcosa di concreto sui migranti e sugli aiuti di Stato per fronteggiare la concorrenza sleale americana, con il rischio di ottenere molte briciole e pochi impegni. E a margine del summit, avrà un incontro bilaterale con Volodymyr Zelensky. Poi c'è la seconda partita, forse più delicata, tra domenica e lunedì, quando si voterà per le regionali. Un test a cento giorni dall'insediamento, una prova del fuoco in Lazio e in Lombardia, un'occasione per frenare la voglia di rivincita dell'opposizione. L' obbiettivo di FdI è il 30%, il pericolo è quello di stravincere a spese degli alleati, creando così tensioni nella maggioranza e problemi alla stabilità del governo.

La premier dunque «è carica». Lo si è sentito martedì a Milano, alla manifestazione per il candidato del centrodestra in Lombardia, Attilio Fontana. «L'Italia non è più la Repubblica delle banane, è giunto il momento di far rispettare la legalità». Parole che valgono per la scena italiana, a pochi giorni dalle elezioni, ma anche per quella europea, dove c'è bisogno di stringere sulla questione degli sbarchi. Giorgia Meloni è molto attiva dal punto di vista diplomatico. La settimana scorsa è volata a Berlino e Stoccolma, in queste ore ha sentito a lungo al telefono monsieur le president Emmanuel Macron, il premier olandese Mark Rutte, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Al centro degli scambi di vedute le priorità comunitarie, a cominciare dal pieno sostegno all'Ucraina: tutto è pronto a Bruxelles per l'arrivo di Volodymyr Zelensky che cerca altre armi, anche jet.

Tra i temi trattati nei colloqui, riferiscono da Palazzo Chigi, pure le «possibili soluzioni Ue a sostegno della competitività delle imprese». Roma vuole anche «massima attenzione» sulla necessità di costruire «una gestione finalmente europea dei flussi», calibrata sul «controllo dei confini esterni dell'Unione», non solo tra quelli interni. Il peso degli sbarchi e della prima accoglienza non può pesare solo sul nostro Paese. Spiragli? Chissà. Racconta l'ostico Rutte: «È stato davvero un piacere parlare con Giorgia. I Paesi Bassi e l'Italia affrontano molte sfide condivise in aree come la migrazione e l'economia».

Resta da capire se tutto ciò produrrà qualche risultato tangibile. La bozza preparata dagli sherpa, che invita a incrementare i rimpatri «attraverso l'azione diplomatica e la cooperazione commerciale» è per forza di cose piuttosto generica, e del resto sarà difficile mettere tutti d'accordo su una materia simile. Il Consiglio, per evitare spaccature, cercherà di migliorare la gestione diretta dei flussi da parte della Commissione, ma non sono previsti atti legislativi. Quanto al ricollocamenti e ai movimenti secondari, si aspetta la riforma del patto sulla migrazione e asilo. Tempi lunghi.

Altro tema caldo, i sostegni alle imprese. Il piano industriale della von der Leyen prevede un fondo sovrano e investimenti, o attraverso i programmi esistenti o con un regime semplificato di aiuti di Stato. L'Italia, che teme la corsa a due franco-tedesca alle sovvenzioni, apprezza la parte in cui si parla di tutela del mercato unico e trova stavolta una sponda nei Paesi frugali del Nord, attenti a non danneggiare i principi della concorrenza.

E altre divisioni si annunciano sulla casa green, che oggi giunge al voto a Bruxelles in commissione industria. Massimiliano Salini, Forza Italia-Ppe, spiega il no. «Non possiamo certo votare a favore.

L'efficientamento energetico degli edifici è uno scopo condivisibile, però restano troppe criticità, a cominciare dai tempi difficilmente sostenibili per l'Italia. Chiediamo più flessibilità, non possiamo firmare una cambiale in bianco sulla casa».

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