Meloni in pressing su auto e ambiente. "Serve flessibilità". Vertice con Zelensky che chiede sostegno per le armi a Kiev

La premier favorevole ma cauta sugli asset russi: prima il parere della Bce

Meloni in pressing su auto e ambiente. "Serve flessibilità". Vertice con Zelensky che chiede sostegno per le armi a Kiev
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nostro inviato a Bruxelles

Prima l'ormai consueta riunione informale sull'immigrazione, poi un colloquio faccia a faccia con Ursula von der Leyen per sollecitare la presidente della Commissione Ue sui dossier chiave per l'Italia (da clima e competitività fino all'automotive), infine un bilaterale con Volodymyr Zelensky durante il quale si parla della delicata questione dei beni russi congelati e, probabilmente, anche di un'eventuale adesione italiana al programma Purl (Prioritized Ukraine requirements list), un meccanismo che consente agli alleati di acquistare armamenti direttamente dagli arsenali statunitensi per fornirli a Kiev. Sul tavolo anche la richiesta di generatori elettrici in vista del gelido inverno ucraino.

La lunga giornata di Giorgia Meloni a Bruxelles inizia di prima mattina e si conclude a tarda sera, dopo una cena in cui si tiene l'Eurosummit, presenti i presidenti della Bce e dell'Eurogruppo, Christine Lagarde e Paschal Donoho. Un passaggio decisivo anche rispetto alla questione degli asset russi (su cui frena il Belgio, dove ha sede Euroclear, che custodisce circa 180-185 miliardi di euro appartenenti alla Banca centrale russa). Sul punto, infatti, Meloni ha dato la sua disponibilità anche durante il colloquio con Zelensky, ma - esattamente come accadde in occasione del prestito G7 in scadenza a inizio 2026 e come hanno fatto molti altri leader europei - ha chiesto un parere di fattibilità proprio alla Lagarde.

Oltre al dossier Ucraina, però, la premier si è concentrata soprattutto su tre partite che considera decisive: competitività, transizione climatica e semplificazione. Tutte questioni al centro del faccia a faccia con von der Leyen. A cui Meloni, fa sapere una nota di Palazzo Chigi, "ha ribadito la necessità di urgenti provvedimenti a sostegno del settore automobilistico e delle industrie ad alto consumo energetico". Ed è proprio sull'automotive che la premier ha fatto asse con il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con Italia e Germania che sono state seguite da altri Paesi Ue che hanno problemi industriali simili. Riuscendo a portare a casa un via libera alla cosiddetta neutralità tecnologica con riferimento specifico alle auto. Una soluzione, fanno sapere fonti italiane, "supportata" anche dalla Francia di Emmanuel Macron.

D'altra parte, Meloni è da sempre molto critica verso quella che ha più volte definito "la deriva green", un'agenda sulla transizione verde che è stata tra i pilastri della scorsa legislatura europea e che secondo la premier ha contribuito a rallentare l'economia europea e oggi rischia di affossarla. A differenza di qualche anno fa, però, Meloni non è la sola a pensarla così. Non a caso, ad ospitare l'incontro informale di coordinamento sulla competitività in vista del Consiglio, è la delegazione del Belgio. E al tavolo non c'è solo l'Italia, ma anche i capi di Stato o di governo di Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Tutti hanno un forte tessuto industriale e chiedono "flessibilità" rispetto al target del 2040 per la riduzione delle emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo considerato troppo stringente e che non alleggerisce gli oneri climatici per le imprese.

Resta sullo sfondo, invece, quello che non è certo un tema all'ordine del giorno del Consiglio Ue. E cioè il "no" di Meloni - scandito mercoledì in Senato - all'ipotesi di una limitazione del voto all'unanimità, con il passaggio per una serie di materie al voto a maggioranza. Un modo per evitare che il veto di uno dei Ventisette, paralizzi l'Europa come è già accaduto molte volte con l'Ungheria di Viktor Orban sul sostegno all'Ucraina. Una posizione, quella della premier, da cui prende le distanze Antonio Tajani.

A margine del pre-vertice del Ppe a Bruxelles, infatti, il vicepremier e ministro degli Esteri spiega che Forza Italia è sempre stata a favore della difesa europea, degli Stati Uniti d'Europa e del ricorso al voto a maggioranza qualificata per le decisioni in Consiglio Ue.

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