La consapevolezza che è ormai in arrivo la «tempesta perfetta» e il rebus non rinviabile della futura squadra di governo. Si muove su questo doppio binario Giorgia Meloni, ancora ieri nei suoi uffici della Camera a incontrare esponenti di Fdi e in costante contatto con Palazzo Chigi per fare il punto sull'ennesimo buco nell'acqua del Consiglio straordinario dei ministri dell'Energia di Bruxelles, il terzo negli ultimi due mesi. Con la solita consegna del silenzio per tutti i suoi interlocutori, anche se a cinque giorni dal voto il muro inizia a scricchiolare. D'altra parte, la presidente del Consiglio in pectore il mondo della comunicazione lo conosce bene. E sa che per quanto la fortezza del silenzio possa essere inespugnabile, prima o poi una breccia si crea. A meno di non finire come la Lega, che nella prima riunione dei parlamentari neoeletti ha pensato bene di imbustare i telefonini dei presenti e farglieli lasciare all'ingresso.
Ecco perché oggi Meloni farà la sua prima uscita pubblica dopo il voto. Questa mattina a Milano, per un saluto al Villaggio Coldiretti. Per rompere un silenzio che dura da quattro giorni, ma pure per dare un segnale forte e inequivocabile. Quello di un leader che non è chiuso nel suo mondo a spartire poltrone, ma ha la testa sul Paese reale e sulle sue priorità. D'altra parte, la prima preoccupazione di Meloni è esattamente l'avvento di un autunno che si annuncia drammatico. Sono tre, infatti, le criticità che la preoccupano. La prima è il capitolo energia, con rincari che metteranno in ginocchio famiglie e imprese. Un tema che va di pari passo con l'andamento dell'economia in generale, con previsioni che vedono una pesante recessione ormai alle porte. La seconda è il conflitto tra Russia e Ucraina, con le accelerazioni di queste ore di Vladimir Putin. E, infine, la terza criticità - ancora non detta - è il timore di una recrudescenza del Covid di qui a pochi mesi. Che, se davvero si verificasse, potrebbe essere il colpo di grazia. Tutti temi affrontati ieri con i suoi più stretti collaboratori in una girandola d'incontri a Montecitorio. Nel suo ufficio alla Camere, infatti, nel corso del pomeriggio sono sfilati, tra gli altri, i capigruppo Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, Ignazio La Russa, Giovanbattista Fazzolari e Raffaele Fitto. Con i quali, inevitabilmente, ha affrontato anche il delicato tema della composizione del nuovo governo e del braccio di ferro in corso con Matteo Salvini. Non a caso, proprio oggi - dopo Coldiretti - Meloni dovrebbe incontrare Silvio Berlusconi per fare il punto sul futuro esecutivo, ad Arcore oppure in «campo neutro».
La leader di Fdi, però, resta concentrata soprattutto su energia e politica estera. Non a caso, spiega La Russa, «credo che Giorgia non parlerà della squadra» di governo nel suo intervento alla Coldiretti. La platea, d'altra parte, è uno dei comparti produttivi più importanti del Paese. Affronterà, dunque, i temi economici più cari al mondo dell'agricoltura. Per poi fare un passaggio sulla questione energetica (ieri è stata in contatto con Palazzo Chigi e ha sentito il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani), con una posizione decisamente critica contro «l'iniziativa autonoma» della Germania. Che ha deciso di mettersi di traverso sul price cap al prezzo del gas. Non a caso, il responsabile Energia di Fdi, l'eurodeputato Nicola Procaccini, vede come un bicchiere mezzo pieno il compromesso raggiunto ieri a Bruxelles (negoziare direttamente con i fornitori). Ma non nasconde che «avremmo preferito da mesi un semplice tetto su scala continentale» che «non è mai arrivato» e «sappiamo per colpa di chi». Un velato riferimento a Berlino, che oggi - nonostante la tentazione di puntare il dito contro Olaf Scholz - Meloni non dovrebbe citare espressamente.
Sullo sfondo, resta la partita del governo.
Con l'incontro in agenda oggi con Berlusconi. Sul tavolo non ci sono solo i ministeri di Forza Italia, ma anche il peso che avrà Salvini nella formazione del futuro esecutivo visto che Meloni - non è certo un mistero - non lo vede al Viminale neanche col binocolo.
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