Meloni in Usa con la carta articolo 5

"Nessuna decisione senza Kiev". L'ipotesi è congelare la linea del fronte attuale

Meloni in Usa con la carta articolo 5
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Giorgia Meloni, a Washington, è pronta a sfoderare le sue migliori doti di mediazione fra The Donald e gli europei duri e puri senza deflettere dalla difesa dell'Ucraina. "Quando ha proposto, mesi fa, le garanzie di sicurezza simili all'articolo 5 della Nato, senza che Kiev faccia parte dell'Alleanza atlantica, non è stata presa seriamente - spiega al Giornale una fonte governativa che conosce bene il dossier -. Adesso è diventata parte cruciale della soluzione. A Washington il presidente del Consiglio cercherà di far ragionare un po' tutti". L'inviato speciale del presidente americano Steve Witkoff ha confermato, ieri, che Donald Trump e Vladimir Putin "hanno raggiunto un accordo" sulle garanzie di sicurezza all'Ucraina basata sul modello articolo 5 della Nato, che può fare scattare la difesa collettiva. La nota di Palazzo Chigi ieri ha confermato la "necessità di mantenere la pressione collettiva sulla Russia e di solide e credibili garanzie di sicurezza". E ha ribadito che l'Ucraina dovrà essere "coinvolta in ogni decisione".

Il nodo da sciogliere è che i volenterosi duri e puri capitanati da Regno Unito e Francia vorrebbero mandare truppe sul terreno, come ha fatto trapelare il premier Keir Starmer. I giornali a Londra titolavano su centinaia di consiglieri e istruttori britannici pronti una volta ottenuto il cessate il fuoco. Meloni non vuole inviare truppe sul campo e Putin con Trump ha parlato, eventualmente, di forze cuscinetto cinesi. L'Italia continuerà, come gli altri europei, ad aiutare le forze armate ucraine, che i russi vorrebbero semi smilitarizzate. La vera posta in giocosaranno i territori. Meloni ha specificato che "solo l'Ucraina potrà trattare sulle condizioni e sui propri territori". La fonte del Giornale spiega che "la soluzione ottimale è quella del congelamento della linea del fronte attuale. La premier cercherà di spiegare a Trump che per i russi non sarebbe così facile occupare i 6.600 chilometri quadrati del Donbass, ancora in mano agli ucraini, come sostiene Putin. Ci vorrebbero uno o due anni e una montagna di soldati pronti a farsi ammazzare". Nel comunicato, subito dopo il summit in Alaska fra Trump e Putin, Palazzo Chigi ha sottolineato che "l'accordo è ancora complicato ma finalmente possibile, soprattutto in seguito allo stallo che si è creato da molti mesi lungo la linea del fronte". I russi in luglio hanno conquistato 564 chilometri quadrati, la fetta di territorio più ampia da gennaio ed in 11 mesi dell'anno scorso. Però il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, ha fatto notare che "nell'ultimo anno (la Russia nda) ha conquistato l'1,9% del territorio ucraino" al costo di decine di migliaia di morti.

Meloni a Washington, in sintonia con gli europei, caldeggerà la soluzione "coreana" del conflitto, con un congelamento della linea del fronte ed "entrambe le parti che rinunciano a prendere territori con la forza optando per una soluzione diplomatica" sottolinea la fonte. Soluzione ragionevole, ma non per i russi e lo stesso Trump, che vuole parlare di scambio di territori. Per questo il punto di caduta potrebbe essere la variante "finlandese". In pratica a Putin verrebbe ceduto il 25% rimanente del Donbass, in cambio di fette di territorio più piccole, 440 chilometri quadrati, occupate dai russi nella zona di Sumy e Kharkiv. "Non è un caso che a Washington sia stato invitato anche il presidente finlandese tenuto in grande considerazione dal presidente Usa - osserva la fonte -. Gli ottimi rapporti che Alexander Stubb ha con Giorgia Meloni potrebbero essere un ulteriore valore aggiunto". Stalin invase la Finlandia nel 1939, ma la popolazione scatenò un'inaspettata resistenza, come gli ucraini. Alla fine il paese perse il 10% del territorio, ma venne garantita l'indipendenza in cambio della neutralità poi decaduta con l'ingresso nella Nato proprio a causa dell'invasione di Putin. I russi, sommando tutto il Donbass, avrebbero circa un quinto dell'Ucraina e congelerebbero il resto del fronte. "Se l'aggressione russa finisse come ai tempi della guerra d'inverno in Finlandia, a differenza delle invasioni di Praga e Budapest lo scorso secolo, sarebbe un successo" conferma la fonte governativa.

L'Italia è a disposizione per l'incontro fra

Trump, il presidente ucraino Zelensky, Putin e forse l'Europa, che la Casa Bianca vorrebbe organizzare entro il fine settimana, ma i russi puntano i piedi. Le sedi più probabili del summit sono gli Emirati arabi e Ginevra.

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