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Meloni vede Scholz e domenica tornerà a Tunisi con Ursula. "Sono ottimista sull'intesa con l'Fmi"

Sono da poco passate le 15.30 quando Olaf Scholz si siede a un tavolino a piazza di Pietra, si toglie la giacca, si slaccia la cravatta e si concede il classico cappuccino pomeridiano di ogni turista straniero che si rispetti

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Sono da poco passate le 15.30 quando Olaf Scholz si siede a un tavolino a piazza di Pietra, si toglie la giacca, si slaccia la cravatta e si concede il classico cappuccino pomeridiano di ogni turista straniero che si rispetti. Il bilaterale con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi si è appena concluso e il cancelliere tedesco si prende una pausa insieme ai suoi collaboratori prima di salire al Quirinale dove lo attende Sergio Mattarella.

Con la presidente del Consiglio l'incontro è stato cordiale e caratterizzato da quello che entrambi definiscono «un clima di grande collaborazione». Perché, spiega la premier durante le dichiarazioni congiunte alla stampa, ci sono sempre più «interessi convergenti e strategici» tra «i nostri Paesi», come dimostrano «l'accordo Lufthansa-Ita» e gli investimenti sulla «pipeline per l'idrogeno verde che collegherà Italia, Germania e Austria».

Certo, Roma e Berlino hanno storicamente posizioni non sempre convergenti. Oltre al fatto che Meloni e Scholz, esponente di spicco dell'Spd, vengono da storie politiche decisamente distanti. Inevitabile, dunque, che si possano registrare sfumature diverse, soprattutto su un dossier delicato come quello dei migranti. Mentre a Lussemburgo il vertice dei ministri degli Interni dell'Ue è in pieno stallo, il cancelliere tedesco prova però a tendere la mano. E spiega che «le sfide della migrazione e dei rifugiati si possono superare soltanto assieme nell'Unione europea». Insomma, «caricare i problemi sugli altri o puntare l'indice sugli altri» sono «tentativi destinati a fallire». Poi, certo, «che l'Italia debba intraprendere tanti sforzi visti i tanti immigrati che arrivano è evidente», ma «molti arrivano anche da noi». «Abbiamo fatto entrare nel nostro Paese - aggiunge - un milione di ucraini e 240mila altri rifugiati che hanno chiesto asilo».

Se Scholz ci tiene a sottolineare come la Germania abbia «accolto sei milioni di persone dagli Anni '40» ad oggi, Meloni rimarca come in questi mesi l'Italia, «abbastanza in solitudine», abbia «salvato vite in lungo e in largo sul Mediterraneo». E ancora: «C'è una congiuntura molto sfavorevole di fronte alla quale l'Italia fa un lavoro straordinario, la grande sfida è farlo insieme». Anche perché, aggiunge, «il tema dei movimenti secondari si risolve unicamente gestendo quelli primari». Insomma, dobbiamo «difendere i confini esterni, combattere la tratta di essere umani e favorire un'immigrazione legale». E per fare tutto questo «bisogna coinvolgere le nazioni di transito e origine con una cooperazione seria, con investimenti, offrendo alternative a chi scappa dalla propria terra», perché «prima di tutto bisogna difendere il diritto a non dover emigrare».

Ed è proprio per questo che Palazzo Chigi si sta spendendo per cercare di trovare un punto d'intesa tra il Fmi e la Tunisia per l'erogazione del prestito da 1,9 miliardi che al momento è ancora bloccato. Con l'obiettivo di perseguire quello che Meloni considera un doppio risultato: agire direttamente sulle nazioni da cui partono i migranti e provare ad arginare quella «congiuntura sfavorevole» che è rappresentata soprattutto dall'instabilità della Tunisia. Ecco perché sul punto Meloni ha chiesto una sponda anche a Scholz, in vista di una seconda visita a Tunisi nell'arco di una settimana, in programma domenica insieme alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e al premier olandese, Marke Rutte. Un viaggio a cui la premier guarda con ottimismo e che considera «propedeutico a chiedere l'accordo con l'Fmi».

Altro tema al centro dell'incontro a Palazzo Chigi è la riforma del Patto di stabilità. Berlino ha posizioni piuttosto distanti da quelle di Roma, tanto che Scholz non tocca la questione durante le dichiarazioni alla stampa.

Mentre Meloni si limita a dire che c'è «accordo» sul fatto che «le vecchie regole sono superate» e che «le nuove dovranno tenere conto della competitività dei nostri sistemi».

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