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"Mes stupido stigma. Schlein? Autoritaria. La piaga femminicidi emergenza culturale"

Giorgia Meloni è stata la prima ieri a essere intervistata da Bruno Vespa nella kermesse che come ogni anno il conduttore ospita nella sua masseria di Manduria dove produce Fiano e Primitivo, e che per tre giorni diventa la succursale estiva del governo.

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Manduria (Taranto). Giorgia Meloni è stata la prima ieri a essere intervistata da Bruno Vespa nella kermesse che come ogni anno il conduttore ospita nella sua masseria di Manduria dove produce Fiano e Primitivo, e che per tre giorni diventa la succursale estiva del governo.

La premier è intervenuta in modo netto sul Mes: «Un tema che sarebbe stupido aprire adesso» perché «io su questo non ho cambiato idea», ha detto la presidente del consiglio, che lo considera solo una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso. Non ha senso ratificarlo senza conoscere le norme sul patto di stabilità e crescita «su cui io non sono convinta delle proposte della commissione». Il punto è che se l'Europa si dà obiettivi strategici come la transizione ecologica e digitale, e il rafforzamento della difesa, non puoi non occuparti della governance, «noi vorremmo scomputare gli investimenti del Pnrr dal calcolo del rapporto deficit-Pil». E comunque «siamo consapevoli che il Mes che blocca centinaia di miliardi non verrebbe richiesto da nessuno. Non solo dall'Italia, almeno finché ci sono io, ma neanche dagli altri Paesi». E ricorda che perfino il Mes sanitario, che aveva meccanismi meno stringenti, non lo ha preso nessuno. Perché «il Mes è uno stigma».

In realtà l'intervista si era aperta sui femminicidi. «Noi siamo intervenuti con un provvedimento nell'ambito del codice rosso, ma è una questione culturale». Per questo motivo il premier, in occasione della Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, vorrebbe «portare le vittime o i parenti delle vittime che non ci sono più a raccontare le loro vicende nelle scuole». Quanto al caso di Giulia Tramontano, Meloni racconta di aver chiamato la mamma della ragazza uccisa e precisa che «a sette mesi un neonato è in grado di vivere da solo, quindi sono due le vittime, la pena dovrebbe tenerne conto».

Passando all'immigrazione Meloni sottolinea che sul tema in Europa sono cambiate le priorità, e ora tutti sono consapevoli che l'unico modo per affrontare il problema è controllare la frontiera unica europea. Capitolo opposizioni: Meloni nota che il nuovo corso del Pd è proseguire sulla strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale: «Se la segretaria non distingue il dissenso dalla censura abbiamo un problema di autoritarismo».

Sull'autonomia Meloni spiega che non è togliere a una regione per dare a un'altra, ma «è arrivato il momento di sviluppare il principio del merito e della responsabilità, e vale anche per la classe politica delle regioni». E riconoscere il voto che esce dalle urne e la stabilità del governo, consente la crescita del Paese. Perché «se un governo ha un orizzonte che viaggia su un anno e mezzo, si pensa solo alle scadenze elettorali e non agli investimenti. Per questo negli scorsi anni non abbiamo investito in infrastrutture, e abbiamo il debito pubblico fuori controllo, e siamo privi di una strategia industriale». Meloni dopo l'intervista ha ricevuto i sindacati metalmeccanici, che le hanno consegnato un documento sul dossier Ilva.

Secondo Giorgia Meloni quella istituzionale «è la più grande riforma economica che possiamo fare per questa nazione. E se l'opposizione dice no a tutto perché vogliono andare al governo anche quando perdono, chiederemo ai cittadini cosa pensano». Sulle tasse il premier sottolinea che i lavoratori autonomi hanno contribuzioni aggiuntive rispetto ai dipendenti, per questo bisogna rivedere la delega fiscale e le aliquote Irpef.

Infine c'è il tema della guerra e del sostegno all'Ucraina. Meloni ribadisce che resteremo al fianco di Zelensky fino alla fine: «Siamo stati tra le nazioni più serie e io sono fiera di questo». Meloni ribadisce che aiutando l'Ucraina non difendiamo solo il diritto di un popolo di essere libero e sovrano, ma difendiamo noi stessi. Se la Russia vincesse la guerra, poi si sposterebbe in Moldavia, in Polonia. L'unico modo per costringere gli aggressori a scendere a patti è che ci sia equilibrio nelle forze in campo.

Non siamo l'Italia che qualcuno ha voluto raccontare pizza e mandolino, siamo fieri del nostro posto nella storia».

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