Migranti, Meloni rivendica l'intesa tra Italia e Albania: "Molti in Europa ci seguiranno"

Oggi vertice sui flussi. Domani la premier in Libano non visiterà Unifil. Incontro di maggioranza a Bruxelles

Migranti, Meloni rivendica l'intesa tra Italia e Albania: "Molti in Europa ci seguiranno"
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A favore di taccuini e telecamere, Giorgia Meloni fa il punto soprattutto sul via libera alla legge di Bilancio arrivato martedì sera in Consiglio dei ministri. Con una lunga digressione sull'immigrazione e sul protocollo Italia-Albania a cui, dice, «molti Paesi guardano con interesse». Non a caso, l'Italia si è fatta promotrice di una riunione degli Stati like-minded in tema di immigrazione che si terrà questa mattina nei locali della delegazione italiana presso l'Europa Building. Un incontro informale a cui parteciperanno, tra gli altri, il primo ministro danese Mette Friedriksen e quello olandese Dick Schoof, che con Meloni hanno promosso l'iniziativa. Con l'obiettivo di coordinare le reciproche posizioni in vista della discussione prevista tra i leader per rendere più efficaci le politiche migratorie dell'Unione europea. Perché, spiega la premier, «c'è molto interesse per i risultati del lavoro dell'Italia ottenuti anche grazie alla collaborazione con la Commissione europea e con la presidente Ursula von der Leyen», tanto che - aggiunge Meloni - per la riunione di questa mattina si attende un'ampia partecipazione perché «c'è voglia di lavorare a soluzioni pragmatiche». Al netto delle polemiche di casa nostra sul protocollo Italia-Albania e delle perplessità che a Bruxelles si respirano sulle procedure di esternalizzazione della gestione dei flussi migratori, non c'è infatti dubbio che le elezioni europee di giugno hanno spostato la barra del Parlamento Ue - e pure della Commissione - verso destra. Con un approccio certamente più deciso sul fronte delle politiche migratorie. Non a caso, lunedì scorso è stata la stessa von der Leyen a ipotizzare in modo esplicito una proposta legislativa per istituire i return hubs, cioè i centri di rimpatrio in Paesi terzi sulla scorta proprio del protocollo Italia-Albania. Che in Europa, è cosa nota, trova l'inatteso interesse anche di leader lontani anni luce dalle posizioni politiche di Meloni o della destra, a partire dal cancelliere tedesco Olaf Scholz (che un mese fa ha reintrodotto i controlli alle frontiere, sospendendo di fatto la libera circolazione di Schengen).

Ma i prossimi giorni, per la premier saranno tutti concentrati su questioni di politica estera. Ieri a Bruxelles il vertice tra l'Ue e i Paesi del Golfo che si è concluso con una dichiarazione congiunta in cui si chiede il cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano, oggi il Consiglio europeo (dove si parlerà anche della moratoria sull'invio di armi a Israele) e domani la missione in due tappe in Medio Oriente. Con Meloni che alle 12 è attesa a Aqaba, in Giordania, dove incontrerà Re Abdallah II, mentre alle 16 sarà a Beirut dove è in programma un faccia a faccia con il primo ministro del Libano, Najib Mikati. Sul tavolo, ovviamente, ci sarà la drammatica escalation in corso in Medio Oriente. Che - lo ha detto la stessa premier martedì in Parlamento - è ormai diventata il suo principale motivo di preoccupazione. Non solo per i 1.200 soldati italiani impegnati nella missione Unifil che in Libano è stata vittima degli attacchi dell'esercito israeliano, ma anche per come Benjamin Netanyahu sta gestendo la crisi e la reazione di Tel Aviv all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Anche di questo hanno parlato Meloni, il vicepremier Antonio Tajani e il futuro vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Raffaele Fitto in una cena all'hotel Amigo nella quale si è ovviamente affrontata anche la questione dell'audizione di Fitto, passaggio nel quale Ppe ed Ecr si muoveranno d'intesa. Più tardi si è aggiunto anche l'altro vicepremier Matteo Salvini.

E a proposito di Unifil, dopo attenta valutazione dei rischi da parte del ministero della Difesa e dei servizi di intelligence, si è deciso di non aggiungere alla missione di domani una visita in una base delle Nazioni Unite. «Le condizioni di sicurezza non lo consentono e sarebbe troppo pericoloso, perché non sono possibili spostamenti in elicottero ma solo su strada, ma una parte del Libano ormai è sotto il controllo di nessuno e sarebbe troppo rischioso», spiega il ministro della Difesa Guido Crosetto.

E mentre Meloni sarà in Libano, nella base militare americana di Ramstein in Germania si terrà invece la riunione del gruppo di contatto saltata la settimana

scorsa a causa dell'uragano Milton. Con Joe Biden, Emmanuel Macron, Scholz e il britannico Keir Starmer - i principali fornitori di armi all'Ucraina - che si confronteranno su un conflitto che dura ormai da quasi tre anni.

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