"Noi non cerchiamo il bisticcio con la Francia. Non di mendo, noi non vogliamo nemmeno subire delle imposizioni. Il dialogo c'è, ma quando parliamo di governo delle migrazioni non abbiamo la stessa visione". La frase chiara e diretta Enzo Moavero Milanesi la pronuncia di fronte alle commissioni parlamentari del Senato che si occupano di Affari esteri. Il ministro è appena rientrato da un viaggio in Libia dove ha incontrato l’uomo forte della Cirenaica, il generale Haftar.
Nei giorni scorsi Tripoli era sull’orlo del baratro e ora la situazione sembra essersi stabilizzata. Ma è dal Paese africano (e dalla sua stabilità politica) che dipende la politica migratoria dell’Italia. Ecco perché il Belpaese non può lasciare che ci sia un’escalation di violenza. Né che altri Stati europei impongano la loro linea.
Il riferimento ovviamente è alla Francia di Emmanuel Macron. Nei momenti più bui della crisi libica era stato Salvini a criticare chi "pensa più agli interessi economici" che al bene dei popoli e alla pace. E le frizioni con l’Eliseo non sono mancate, anche se la Francia ha fatto sapere di non aver in alcun modo ostacolato le manovre italiane in Libia. Fatto sta che oggi Moavero ha ammesso che qualche differenza di visione c’è eccome. Parigi punta alle elezioni, come vorrebbe Haftar. Ma per l’Italia occorre maggiore pazienza e il governo ha proposto una conferenza sulla Libia in Sicilia a novembre.
Le distanze tra Parigi e Roma sul fronte libico si riverberano anche sulla gestione dei flussi migratori dove – ammette Moavero - “non abbiamo la stessa visione”. "Io ho stabilito immediatamente rapporti di comunicazione – ha detto il ministro degli Esteri - ci siamo anche incontrati in più occasioni, con il ministro degli Esteri francese, abbiamo alcuni punti di vista in comune e ne abbiamo qualcun altro che invece non è uguale".
Intanto nella sua missione in Libia il ministro a Bengasi ha ribadito a Haftar che l’interlocutore privilegiato del Belpaese rimane Serraj. Ma Moavero ha ascoltato il "suo progetto, un'ipotesi di piano" per la gestione dei flussi migratori. Il maresciallo libico pensa ad "un meccanismo di controllo della frontiera, in particolare del fianco sud, del deserto". L'idea "prevede posti di frontiera, pattugliamenti, collegamenti, data l'ampiezza della zona e la carenza di infrastrutture per via aerea", tutte cose che hanno "un costo".
Per ora però l’Italia non ha preso impegni diretti sui "costi" di una simile operazione.
La competenza per decidere se e quanti fondi inviare in Libia, e precisamente ad Haftar, spetterebbe infatti al Parlamento e inoltre il governo ritiene, fa sapere Moavero, "che su questo genere di questione occorra una presa di responsabilità da parte dell'Europa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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