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Arriva la riforma della burocrazia. Ecco il "decretone" per non sprecare i soldi del Recovery

Il ministro Brunetta: "Per una revisione complessiva non c'è il tempo ma assumeremo subito giovani tecnici e manager. E adotteremo meccanismi di valutazione dei risultati". Verso lo sblocco dei concorsi iniziati con le vecchie leggi

Arriva la riforma della burocrazia. Ecco il "decretone" per non sprecare i soldi del Recovery

Concorsi realizzati attraverso una piattaforma unica ma ritagliati su misura sui bisogni delle singole pubbliche amministrazioni. Assunzioni di giovani e tecnici, digitalizzazione. Poi semplificazioni, ad esempio rafforzando la Scia e il principio del silenzio assenso. Il piano del ministro Renato Brunetta è sintetizzato in 25 schede. Il cuore del documento è «un nuovo alfabeto per la Pa»: Accesso, Buona amministrazione, Capitale umano e Digitalizzazione.

Non è una riforma complessiva della Pa, come ha precisato lo stesso Brunetta: «Non c'è il tempo, lo farei se fossimo a inizio legislatura e se avessimo i soldi per farlo». Il ministro si appresta però ad approvare un «decretone» di supporto al Recovery plan, da realizzare nel giro di due anni.

L'Ue chiede di cambiare le modalità di reclutamento del personale nella Pa realizzando un «Portale unico» per le procedure di reclutamento e assunzione. Brunetta annuncia una banca dati dei fabbisogni, delle competenze e profili del personale. Procedure standard e trasparenti «abbandonando il modello dei concorsi centralizzati» e selezioni pensate sui fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali».

Procedura che fa pensare alla fine delle graduatorie e «percorsi di mobilità» per lavoratori del privato che vogliano passare al pubblico. «Un concorso non può durare dieci anni. O si cambia subito o i soldi del Recovery non li prendiamo», ha spiegato il ministro nel corso di un'audizione alle commissioni Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato. Prima ancora c'è la grana dei concorsi già banditi, ma che non si potrebbero effettuare per le nuove linee guida del Cts. Il governo è al lavoro per sbloccarli, insieme all'Anci e alle Regioni. Poi si realizzeranno concorsi online e in luoghi istituzionali.

Centrale il ricambio generazionale e l'ingresso «di profili tecnici» come ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici. Ma anche competenze gestionali «oggi non sufficientemente diffuse, ad esempio project management, pianificazione, progettazione e controllo, performance e risk management, gestione di risorse umane e finanziarie, policy design, comunicazione digitale, gestione e rendicontazione dei progetti finanziati a valere sui fondi Ue.

Sotto il capitolo «Buona amministrazione» c'è il rafforzamento di strumenti già esistenti. Come Pago Pa, lo Spid e l'app IO e Linea Amica.

Poi la Scia, «da potenziare» eliminando le autorizzazioni non necessarie. Allo stesso modo assicurare l'efficacia dei principi del silenzio-assenso e della «decertificazione».

Saranno modificate parti del decreto semplificazioni del 2020, con una accelerazione della valutazione di impatto ambientale, modifiche della legislazione sull'edilizia per velocizzare l'utilizzo del superbonus del 110%, la rigenerazione urbana, la banda larga.

Il legame tra le linee programmatiche e il Recovery plan emerge dal ruolo della pubblica amministrazione nel realizzare gli obiettivi indicati dal Recovery fund nella transizione digitale ed ecologica. Temi abbozzati nel piano, anche perché rientrano tra le competenze di altri due dicasteri chiave per il Recovery: l'innovazione tecnologica di Vittorio Colao la transizione ecologica di Roberto Cingolani.

Nella sezione «capitale umano» rispuntano dei cavalli di battaglia di Renato Brunetta. Carriere pubbliche legate al merito. «Meccanismi di valutazione delle performance» oggi particolarmente importanti anche per la diffusione del lavoro da remoto.

Brunetta archivia le polemiche innescate da sue vecchie dichiarazioni sullo smart working pubblico e assicura che il lavoro agile «è stato forse il più grande esperimento sociale di questa pandemia del nostro Paese, quindi non posso che pensare bene rispetto a questa rivoluzione culturale».

Nel piano del ministero della Pubblica amministrazione c'è un riferimento ad un punto citato dal premier Mario Draghi, sul rischio che la Pubblica amministrazione non decida per timore delle responsabilità. Si tratta quindi di rivedere «quelle norme che, mediante meccanismi eccessivamente punitivi - fattispecie di reato non tassativamente definite, rischi vaghi di procurare danno erariale, ipertrofia normativa a partire dalle norme sulla prevenzione della corruzione - determinano una diffusa fuga dalla firma, inducendo i pubblici funzionari a non fare, piuttosto che ad agire».

Anche il non fare, come i tempi stretti, è una minaccia ad un utilizzo pieno ed efficace del Recovery plan.

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