Missione Volodymyr. Rischio vicolo cieco alla Casa Bianca. "Mosca è più forte"

Domani sarà a Washington. Trump: "Fai un accordo. I russi una potenza, voi no"

Missione Volodymyr. Rischio vicolo cieco alla Casa Bianca. "Mosca è più forte"
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Quando ci si trova di fronte a un bivio, e non c'è altra uscita, è necessario scegliere il male minore. Resta da capire se Zelensky sia pronto a un salto nel vuoto, piuttosto che a mandar giù il boccone amaro. La visita del presidente ucraino a Washington si presta a diverse interpretazioni che vanno al di là del linguaggio propagandistico. Siamo lontani anni luce dai summit con Biden che venivano visti come la consacrazione dell'asse anti-russo tra la Casa Bianca e Kiev. Le crepe nel sostegno americano sono ben evidenti, e come se non bastasse ieri Trump è stato molto chiaro con Zelensky: "Devi fare un accordo con i russi. Loro sono una potenza molto grande e voi no". Il tycoon ha inoltre spiegato al leader ucraino nel corso di una telefonata di un'ora e mezza, che "se tutto andrà bene, fisseremo un incontro con Putin. Potenzialmente, saranno salvate milioni di vite umane". Tutto questo per giungere direttamente a un accordo di pace, che porrebbe fine alla guerra, e non a un semplice cessate il fuoco, che già in passato è saltato dopo poche ore. Trump in cambio avrebbe proposto all'Ucraina garanzie di sicurezza simili a quelle della Nato, ma senza l'adesione al blocco. Kiev sottolinea che le questioni chiave possono essere discusse a livello di leader e che un formato trilaterale è adatto a questo scopo.

Gli analisti sono concordi nell'affermare che Putin accetterà la fine delle ostilità solo in cambio del riconoscimento ufficiale di Donbass (partendo dal Donetsk) e Crimea come regioni della Federazione, al netto il 13% dell'Ucraina (80mila kmq su 600mila), ritirandosi da Kherson e Zaporizhzhia, chiudendo le offensive in corso a Sumy e Dnipropetrovsk. Tutto questo ovviamente come accordo di massima, da perfezionare nel corso di una serie di incontri. Zelensky e altre autorità ucraine segnalano da giorni che un'intesa definitiva non può prevedere la cessione da parte di Kiev di alcun territorio sovrano ucraino, poiché violerebbe la Costituzione. "Il Donbass non si tocca", sottolinea Zelensky, a meno che non venga istituito un referendum ad hoc, ipotesi ventilata dal capo dell'ufficio presidenziale Yermak.

Domani pomeriggio nello Studio Ovale chiederà a Trump chiarimenti sulle sue dichiarazioni dopo il bilaterale in Alaska. Ovvero perché abbia così velocemente abbandonato la richiesta del cessate il fuoco prima dell'avvio dei negoziati, da lui più volte ribadita anche poche ore prima del vertice con il leader russo. Inoltre, sostiene il New York Times, non è chiaro che tipo di garanzie di sicurezza potranno dare i partner della Nato all'Ucraina.

Zelensky, dopo aver ricevuto un aggiornamento della situazione al fronte dal comandante Syrskyi, teme anche che i russi potrebbero intensificare nei prossimi giorni gli attacchi per creare condizioni più favorevoli nei negoziati in corso. In effetti le truppe di Gerasimov hanno dato una forte accellerata non solo nel Donbass, ma tengono in scacco l'oblast di Sumy e stanno sfondando nel Dnipropetrovsk. Il generale Syrskyi ha anche rivelato che nelle stesse ore in cui Putin si trovava a colloqui con Trump in Alaska, venivano ammassati nel Donetsk 110mila soldati. "Altro che prove generali di pace, per ogni chilometro adesso ci troviamo di fronte mille militari russi".

Sebbene Zelensky abbia accettato di volare a Washington, l'incontro in Alaska non è stato apprezzato da tutti i

media ucraini. Ne sono la prova i commenti del Kyiv Independent che l'hanno definito "disgustoso, vergognoso e inutile". Den spera invece che al presidente "non venga riservata una nuova umiliazione come quella di febbraio".

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