È il momento di vedere le opere

La seconda rata del 2022 è in cassa. Sono arrivati 21 miliardi, 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti, dall'Europa come fosse un bonifico sul conto corrente dell'Italia

È il momento di vedere le opere

La seconda rata del 2022 è in cassa. Sono arrivati 21 miliardi, 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti, dall'Europa come fosse un bonifico sul conto corrente dell'Italia. I compiti sono stati fatti. Le riforme del primo semestre sono state riconosciute e certificate. Solo che ora il terreno va in salita, perché i tempi per chiudere la stagione sono stretti. La terza tranche per i pagamenti scade a dicembre e prevede 39 traguardi e 16 obiettivi per ottenere 19 miliardi di euro. La quarta a giugno 2023 e richiede il raggiungimento di 20 traguardi e 7 obiettivi e vale 16 miliardi di euro. Nella sostanza, entro la fine dell'anno l'Italia è chiamata a realizzare 22 riforme e 32 investimenti. Le riforme riguardano la concorrenza e i servizi pubblici locali, la giustizia e la pubblica amministrazione, l'istruzione e il mercato del lavoro. Tutti temi scomodi, dove ogni virgola rischia di aprire una polemica. Non è questo però lo scoglio più grande. Draghi ha sempre riconosciuto che in questi due anni, bene o male, l'impresa non era proibitiva. Il test europeo prevedeva per lo più leggi e riforme, delicate, ma è stato un po' come mettere su castelli di carta, con il governo che ha gestito dall'alto l'attività legislativa. Per il futuro non basta cambiare le leggi. L'architettura ideale va messa a terra. È il tempo di vedere le opere, di dare sostanza, materia, al piano di ripresa e resilienza. Tutti questi miliardi, come ricorda Giorgia Meloni, ora vanno spesi e spesi bene. Ecco come funziona. Una parte degli investimenti va a finanziare le grandi infrastrutture, pesanti o leggere. Tanto per fare qualche esempio si va dalle reti ferroviarie come la Bari Napoli alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, i trasporti sostenibili, le reti intelligenti e l'efficienza energetica. Il resto dovrebbe finire sul territorio, coinvolgendo regioni e comuni, e qui la grande paura è che si finisca in un imbuto, con ritardi e dispersioni di fondi. È quello che purtroppo sta già accadendo con i fondi per le «aree interne», una buona idea che non sempre diventa realtà.

Se l'Europa non vedrà opere e cantieri taglierà i fondi. Giorgia Meloni ha messo su una cabina di regia, guidata da Fitto. È questa la priorità del suo governo, la sfida delle sfide, da vincere metro a metro per ogni angolo della penisola. È qui che lei si gioca tutto.

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