Monti riscrive il golpe del 2011: ​"A Roma non c'è mai stata la Troika"

L'ex premier cancella le colpe della Ue: "Attivissima nell'appoggio dell'Italia". Poi si auto assolve: "Il mio governo era politico ma non di parte"

Monti riscrive il golpe del 2011: ​"A Roma non c'è mai stata la Troika"

In audizione davanti alla Commissione di inchiesta sulle banche, oggi è la volta di Mario Monti. Si torna a parlare di quel golpe bianco che nel 2011, complice l'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e alcune cancellerie d'Europa, spinse Silvio Berlusconi a lasciare Palazzo Chigi. Ma l'ex premier lo fa riscrivendo quanto successo e sollevando da ogni colpa sia l'ex capo dello Stato sia l'unione europea. "Per alcuni stringere la corda è significato avere la Troika a Roma, che non c'è mai stata", ha detto il senatore a vita assicurando che nel corso del suo governo venne invece "salvaguardata la sovranità nazionale".

Quella del 2011 fu un'estate di fuoco. Le pesanti intromissioni di Bruxelles e della cancelliera Angela Merkel, gli sgambetti delle agenzie di rating, la pistola fumante dello spread tra Btp decennali e Bund teschi schizzato alle stelle. E, dietro tutto questo, i movimenti di Napolitano che hanno portato Monti a Palazzo Chigi. Oggi, davanti alla commissione di inchiesta sulle banche, il senatore a vita difende l'operato dell'Unione europea. "Nel 2011 - spiega - era attivissima nell'appoggio dell'Italia, un appoggio concreto e quotidiano in denaro, attraverso il programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Bce. Nonostante ciò, ci fu la fortissima salita dello spread". Peccato che quella corsa allo spread fosse pilotata politicamente. Tanto che la procura di Milano ha aperto un'inchiesta sulle vendite di Deutsche Bank. A poco a poco sta infatti emergendo come quella mega speculazione in titoli di Stato italiani effettuata nel primo semestre del 2011 abbia creato le condizioni per dimissioni del governo Berlusconi a cui subentrò, appunto, l'esecutivo guidato da Monti.

L'operato di Monti adesso è arrivato davanti alla commissione Banche presieduta da Pier Ferdinando Casini. Merito di Renato Brunetta, capogruppo dei deputati di Forza Italia, che da anni chiede "verità per gli italiani e per la storia" e che vengano spattate via, una volta per tutte, "zone grigie e a insabbiamenti". Durante l'audizione, però, Monti ha scaricato ogni colpa accusando il governo Berlusconi di aver accettato la lettera inviata dalla Bce il 5 agosto 2011 come "imperativa" e di essersi "precipitato a fare proprie" misure che "quella lettera indicava in modo prescrittivo".

Ad attuare le riforme lacrime e sangue, in realtà, è stato il suo governo. Non da ultimo il pasticcio fatto dal ministro Elsa Fornero con le pensioni. Nonostante questo il senatore a vita ha per il suo esecutivo parole di stima. "Era politico sì, ma mai di parte".

E chiosa: "Se avessimo dato soldi pubblici alle banche italiane nel 2011, avremmo pregiudicato ulteriormente, forse fino al default, la posizione dei titoli di debito dell'Italia oltretutto riducendo i prezzi dei titoli nei portafogli".

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