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Morti che votano e schede fake. I patronati falsano il referendum

Lo zampino del sindacato nella circoscrizione Estero: in ballo 1,5 milioni di voti pronti a piombare sulla consultazione per la separazione delle carriere

Morti che votano e schede fake. I patronati falsano il referendum
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Morti che votano, schede prestampate e già "votate", plichi intercettati da organizzazioni dedite da tempo ai brogli e disposte a pagarli dai 20 ai 50 dollari l'uno o dispersi nei nostri consolati. Dall'estero ci sono almeno un milione e mezzo di "No" farlocchi (oltre ai "No" consapevoli) pronti a piombare sul referendum senza quorum per la separazione delle carriere.

In questa macchinazione sarebbe decisivo il ruolo del Patronati - quasi tutti in mano alla Cgil - e la modalità di voto per corrispondenza, da sempre al centro di inchieste giornalistiche e giudiziarie per la facilità con cui si possono intercettare e manipolare i plichi che vengono spediti a casa degli oltre sette milioni di italiani iscritti all'Aire, i cui elenchi non aggiornati sono pieni di persone defunte ma mai cancellate.

La denuncia dell'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro trova conferme da fonti parlamentari. È bastato che qualcuno suggerisse una norma per far votare gli italiani all'estero non più per corrispondenza ma in presenza nei consolati - come avviene per gli altri Paesi - per far scattare l'allarme dentro il Pd, il partito che tra gli italiani all'estero gode da sempre della maggioranza dei consensi. "Il governo vuole cambiare le regole del gioco a ridosso del referendum, si tratta di un attentato alla democrazia", tuona il dem Toni Ricciardi.

Anche lo spoglio di tutte le schede della Circoscrizione Estero nell'hangar di Castelnuovo di Porto - come documentato dalle Iene - si presta a gravi manipolazioni. Dentro le buste è stato trovato di tutto: santini, scontrini fiscali, schede doppie, un passaporto e persino un assegno da 7mila sterline.

Nel 2022 a far scoppiare lo scandalo patronati è stato il deputato Fdi Andrea Di Giuseppe: come ricostruito dal Giornale, al suo staff è bastato telefonare e spedire materiale elettorale in modo casuale per scoprire che una buona parte degli iscritti nell'elenco degli italiani residenti all'estero negli Usa - almeno un terzo - era deceduto. Parliamo del 28% di iscritti su 437mila elettori. Ma le schede elettorali continuavano a essere spedite e probabilmente intercettate da una o più organizzazioni intenzionate a condizionare il voto per favorire alcuni candidati a scapito di altri, come è successo almeno in due elezioni in Sudamerica. Della vicenda Di Giuseppe ha interessato anche l'Inps, che ogni anno eroga assegni per circa 1,5 miliardi di euro. Non avendo mai chiesto o verificato l'esistenza in vita di elettori over 70 (solo nella circoscrizione del Nord America ce n'erano 125mila, di cui quasi 70mila over 80) molti di questi elettori morti continuavano pure a percepire indebitamente la pensione.

Ma cosa c'entrano i Patronati? A loro si rivolgerebbero molti italiani desiderosi di votare regolarmente, pagando profumatamente anziché essere assistiti gratuitamente. La contrarietà della Cgil al quesito referendario non depone a favore di una corretta informazione sulla riforma, così come la sua partecipazione attiva ai Comitati del "No". Secondo fonti giudiziarie che lavorano a una dozzina di denunce di Di Giuseppe, dai dati delle ispezioni del ministero del Lavoro sappiamo che alcuni Patronati avrebbero inventato pratiche per ottenere punti (e di conseguenza, soldi), mentre quelle vere sarebbero state fatte pagare a ignari cittadini. In un Patronato Inca del Nord America la percentuale di pratiche farlocche, secondo gli ispettori ministeriali, sarebbe del 99,5%.

Al referendum del 2016 un italiano denunciò al Fatto quotidiano di aver ricevuto due schede, qualche anno prima in Germania fu la 'ndrangheta a far eleggere un parlamentare, nel 2022 la Iena Filippo Roma documentò la compravendita di 3mila voti a Colonia. In Canada un patronato ha pure ospitato le primarie Pd.

A preoccupare è soprattutto il Sud America, dove oltre alla compravendita sappiamo di schede stampate illegalmente e già votate. Nei mesi scorsi telecamere nascoste hanno filmato un vero e proprio mercato illegale nella sede del Maie, le cui immagini sono state mandate in tv, tanto che sarebbe ancora in corso il riconteggio, chiesto dai Radicali e dal meloniano Emerson Fittipaldi.

Episodi analoghi si sarebbero verificati al consolato onorario di Mercedes in Argentina, a Guanare in Venezuela e al Comites di Montevideo (Uruguay). Senza una riforma del voto, anche il referendum sulla giustizia è a rischio brogli.

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