Dopo 478 giorni di detenzione, i giudici del tribunale di Sverdlovsk (Ekaterinburg) ne hanno impiegati appena 24 per processare e condannare il giornalista americano del Wall Street Journal Evan Gershkovich, che dovrà scontare 16 anni di carcere in un istituto di massima sicurezza top secret. Ieri, alle 17 di Ekaterinburg (le 14 in Italia) il giudice Andrei Mineev ha emesso la sentenza poche ore dopo che il pubblico ministero Mikael Ozdoev aveva chiesto 18 anni di carcere. È stato un processo farsa, iniziato il 26 giugno con un'udienza dove l'accusato non ha avuto neppure modo e tempo per esporre la propria linea difensiva.
Gershkovich, che ha 32 anni, era stato arrestato a Ekaterinburg il 29 marzo 2023, dove si trovava per lavoro, con l'accusa di aver raccolto, su mandato della Cia, informazioni sulla Uralvagonzavod di Nizhny Tagil, fabbrica di carri armati, e di essere entrato in contatto con alcuni militari dell'ormai smantellato gruppo Wagner del defunto Prigozhin. Il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva denunciato l'esistenza di «prove schiaccianti» di colpevolezza, che nessuno tuttavia ha mai esibito e che, come hanno notato in molti, non lo saranno mai. Sempre Lavrov aveva confermato che erano in corso fra Usa e Russia negoziati per lo scambio di detenuti. Il prigioniero si è presentato davanti alla stampa prima del verdetto con le braccia incrociate e la testa rasata, taglio imposto a tutti i prigionieri, nella cella di vetro riservata agli imputati. Il giornalista si è dichiarato per l'ennesima volta non colpevole, esercitando il diritto a tenere un discorso finale di pochi minuti prima della sentenza. Se dovesse ricorrere in appello, e la sua condanna confermata, potrebbe rischiare fino a trent'anni di reclusione. A testimoniare non è stato ammesso Yaroslav Shirshikov, il giornalista russo che accompagnava Gershkovich durante il reportage e che ne aveva poi denunciato la scomparsa. Shirshikov ha sempre sostenuto la sua innocenza, ma è stato a sua volta arrestato a febbraio per un post critico su Telegram dopo la morte del blogger Vladlen Tatarsky.
«Questa condanna è vergognosa e fittizia, e arriva dopo che Evan è stato detenuto ingiustamente per oltre un anno, lontano dalla famiglia, solo per aver svolto il suo lavoro di giornalista», ha commentato Almat Latour, editore del Wall Street Journal. «Il giornalismo non è un crimine», è stata la reazione del presidente americano, Joe Biden, che ha garantito: «Stiamo spingendo per il rilascio di Evan e continueremo a farlo».
Le diplomazie sono comunque al lavoro sotto traccia per uno scambio di prigionieri. Nel corso della famosa intervista concessa a Tucker Carlson, Putin aveva infatti lasciato intendere di essere disposto a liberare Gershkovich in cambio della scarcerazione di Vadim Krasikov, ex 007 detenuto in Germania con l'accusa di aver ucciso il 23 agosto del 2019 a Berlino il comandante dei separatisti ceceni Zelimkhan Khangoshvili.
In ballo c'è anche la detenzione dell'ex marines Paul Whelan, arrestato il 28 dicembre 2018 in un albergo di Mosca, e trovato in possesso di una chiavetta Usb contenente (secondo gli inquirenti russi) informazioni riservate sul Cremlino.
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