Cronaca nera

Muore in auto a 11 mesi dimenticata dal papà: doveva portarla all'asilo

La piccola trovata dalla madre nel parcheggio della cittadella militare. Il padre è carabiniere

Muore in auto a 11 mesi dimenticata dal papà: doveva portarla all'asilo

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Tragedia nella città militare della Cecchignola. Padre dimentica la figlia in auto e va al lavoro. Quando la moglie esce per andare a prenderla all'asilo si accorge che lì non è mai arrivata. Una corsa verso la macchina del marito parcheggiata a poca distanza, proprio davanti il suo ufficio, le urla, il tentativo di salvarla rompendo un vetro laterale. Stella L.T., 11 mesi appena, è già morta. Soffocata probabilmente per il caldo e la mancanza di ossigeno, seduta sul seggiolino della Renault Megane. Inutile ogni tentativo, disperato, di rianimarla.

Via dei Fucilieri, zona Sud Est della capitale. Il padre di Stella è un carabiniere in servizio in una struttura dello Stato maggiore della Difesa. A pochi passi dal centro direzionale c'è il nido per i dipendenti, così tocca a lui accompagnare la bimba, come ogni mattina. Invece l'uomo arriva al posteggio, lascia l'auto ed entra nella struttura. Stella è là che dorme e lui non si accorge di nulla. Passano le ore, almeno cinque. Nel primo pomeriggio la mamma va a riprenderla ma le maestre le dicono che Stella non c'è. La donna si precipita in strada, vede il Suv del marito e si accorge che all'interno c'è la loro bambina. Le sue grida le sentono in tanti, un carabiniere sfonda un vetro mentre un soldato di piantone all'ingresso della cittadella chiama il 112. Stella non reagisce, è morta già da qualche ora. Sul posto i carabinieri della compagnia Eur e il nucleo operativo di via In Selci. I militari non riescono a interrogare né il padre né tantomeno la madre, entrambi sotto choc. Saranno ascoltati ore dopo, ancora sul posto, dal pm Paolo Ielo. Il medico legale, da un primo esame, ipotizza il decesso per asfissia ed escluderebbe altro. Ma sarà l'autopsia, nei prossimi giorni, a chiarire le cause esatte della morte.

Cosa sia accaduto esattamente per ora nessuno può dirlo. Stress, notti insonni, o soltanto un maledetto black out del cervello? Purtroppo non è la prima volta che succede. A Castelfranco Piandiscò, Toscana, nel 2017 una bimba di 16 mesi muore soffocata in auto. La madre, 38 anni valdarnese, avrebbe dovuto accompagnarla al nido alle 9 del mattino prima di andare al lavoro, in Comune, ma non lo fa. È convinta, però, di averlo fatto come sempre, così entra in ufficio. Esce 5 ore dopo per andare a riprenderla ma trova la piccola in auto, morta soffocata sotto il sole di giugno. Il mese scorso a Lucca una coppia dello Sri Lanka lascia la figlia di 5 mesi in auto sotto al sole e va a fare la spesa. «Non volevamo svegliarla, così l'abbiamo lasciata dormire abbassando il finestrino per far passare l'aria», si giustificano. Solo grazie a una commessa di Borgo Montello, Latina una neonata di due mesi non fa la stessa fine la scorsa estate. Allarmata dai pianti, la giovane si avvicina a un'auto parcheggiata davanti a un bar e allerta i soccorsi. I genitori, entrambi tossicodipendenti, la lasciano sola per andare a bere nel locale.

Undici morti in 25 anni solo in Italia per la cosiddetta «sindrome del bimbo abbandonato». Una serie di tragedie cominciata nel 1998 a Catania con la morte di Andrea, due anni, proseguita a Lecco, Teramo, Perugia, Piacenza, Vicenza, Firenze, Arezzo e Pisa, impongono con la legge «salvabebè» del 2020 i seggiolini antiabbandono per i bimbi inferiori ai 4 anni. Collegati a meccanismi automatici di allarme sonoro, i dispositivi impedirebbero queste morti atroci.

Non averli infrange il codice della strada e prevede multe e sospensioni della patente.

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