Politica estera

Muro della Nato contro Trump (e Putin)

Da Biden alla Haley, pure gli Usa condannano il tycoon. Scholz inaugura una fabbrica di armi

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Insolventi, distratti, delinquenti. Le bordate rivolte ai Paesi europei da Donald Trump toccano nel vivo gli alleati Nato. E seppure provenienti da una campagna elettorale americana senza esclusione di colpi spingono anzitutto l'Ue, in generale piuttosto divisa, a interrogarsi compatta sul da farsi. Insomma a fare i conti con se stessa, con le sue paure e le sue contraddizioni in materia di difesa comune. Ma muovono pure Joe Biden, attuale inquilino della Casa Bianca, a cavalcare l'onda della polemica rincorrendo il rivale; provando in modo altrettanto spregiudicato a trarne vantaggio in una fase non felice del suo mandato e con sondaggi sfavorevoli.

Biden bolla infatti come «spaventose e pericolose» le dichiarazioni sulla Nato del tycoon, accusando Trump di voler «dare luce verde a Putin per più guerre e violenza» dopo l'invasione ucraina; un sostanziale via libera ad attaccare i membri Nato che non impegnano il 2% del Pil nazionale in Difesa, svuotando il senso stesso di un'Alleanza che punta soprattutto sulla deterrenza. Pure la competitor per la nomination repubblicana, Nikki Haley, attacca The Donald per gli affondi sull'Europa «morosa» (Italia compresa), forzando l'ex presidente in testa ai sondaggi a non prendere le parti di «un delinquente», riferendosi allo zar di Mosca. Haley aggiunge che se fosse eletta alla Casa Bianca sarebbe dalla parte della Nato.

Ma il dibattito è tutto interno all'Europa. Che ad aprile scorso ha visto entrare la Finlandia nell'Alleanza atlantica, superare il veto turco sull'adesione della Svezia alla Nato (merito degli Usa), senza riuscire nel frattempo a trovar la via per un esercito comune. Su questo punto, ieri è tornato il ministro degli Esteri Tajani, sferzando The Donald: «Non condivido quel che ha detto il candidato Trump, non tocca a me interferire nella campagna elettorale degli Stati Uniti, siamo alleati indipendentemente da chi sarà il presidente». L'imbarazzo c'è, ed è palpabile: tanto a Washington quanto a Roma tra le file della destra. Per Tajani il rapporto transatlantico è la stella polare, come l'Ue, ma sono anni, ammette il ministro, che insistiamo sulla necessità di un esercito europeo, una politica di difesa che sia parte integrante della politica estera Ue, fondamentale per contare anche all'interno della Nato: «Bisogna insomma essere credibili come Ue per dire all'America noi ci siamo, siamo nella Nato, ci crediamo, siamo interlocutori dello stesso livello». Orizzonte però ancora lontanissimo dai fatti.

Rinnovato slancio Ue (e un alert) arriva anche da Parigi. Il neo ministro Séjourné parla del bisogno di «una seconda assicurazione sulla vita oltre la Nato». Il cancelliere Scholz (padre del riarmo tedesco) denuncia invece la pericolosità di delegittimare l'Alleanza, dando a Trump dell'irresponsabile senza citarlo: «A nessuno è permesso giocare sulla sicurezza dell'Europa». Kaja Kallas, premier estone, si dice altrettanto preoccupata («Se la Russia pensa che siamo deboli non esiterà a mettere la Nato alla prova»). Con lei da Tallin Roberta Metsola, presidente dell'Eurocamera, invita i 27 a «spendere di più» in Difesa.

Il presidente russo resta alla finestra godendosi lo spettacolo con un «no comment».

Consapevole che da patto di ferro, con Trump, la Nato potrebbe trasformarsi in un'alleanza militare à la carte: «A seconda dell'umore del presidente Usa, ma così non può essere», taglia corto l'Alto rappresentante Ue Borrell.

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