
La riforma della giustizia, con la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, sembra cosa fatta. Lei quando ha capito che stavolta era la volta buona?
"La convinzione - risponde Francesco Greco, avvocato a Palermo e presidente del Consiglio nazionale forense - l'ho maturata quando ho visto che il governo aveva deciso di portare avanti l'impegno che era contenuto nel programma elettorale. L'iter è ancora lungo, servirà un'altra lettura da parte delle Camere, poi si dovrà andare al referendum confermativo, ma diciamo che comincia a vedersi il traguardo".
I magistrati non si arrendono e trovano alleati inattesi. Ieri sul Fatto un grande avvocato come Franco Coppi ha detto che a lui non è mai successo di perdere un processo perché giudice e pm appartenevano alla stessa carriera.
"Beato lui. Il professor Coppi ha un tale carisma, una tale autorevolezza, che sicuramente quando parla in aula il giudice lo ascolta con attenzione. Lui è Coppi, e questo lo porta a non dover subire quel che gli avvocati subiscono quotidianamente. Certo, la giustizia sarebbe diversa se ci fossero diecimila Coppi".
Forse basterebbe che i giudici trattassero tutti gli avvocati come trattano Coppi.
"Esatto. Io penso a tutti gli imputati che ogni giorno solo perché il loro avvocato non si chiama Coppi si vedono negare il principio costituzionale su cui si basa l'intero meccanismo della giustizia: l'imparzialità del giudice, la parità di ruolo tra accusa e difesa. Ogni giorno gli imputati vedono il giudice guardare più al pm che al loro difensore".
È una narrazione che l'Anm contesta.
"È la realtà sotto gli occhi di tutti. Se da ogni parte d'Italia un gran numero di avvocati penalisti denunciano questo macroscopico sbilanciamento a favore delle tesi delle Procure la motivazione è semplice: così vanno le cose. Il sistema è improntato a un rapporto di colleganza tra due parti del processo, mentre un estraneo si difende o prova a farlo. Nelle aule si respira un clima di insofferenza verso l'avvocato difensore, come se i giudici non ricordassero che la difesa è un elemento indispensabile dello Stato di diritto".
Con la separazione delle carriere la riforma porta anche a creare l'Alta corte di giustizia, che toglierà al Csm i procedimenti disciplinari dei magistrati.
"Per me a dare fastidio all'Anm è soprattutto questo cambiamento, insieme alla modifica dei percorsi elettorali per il Csm. Ma qualcuno pensa davvero che sia giusto che a valutare la correttezza di un magistrato sia lo stesso organo che decide carriere e avanzamenti, eletto dagli stessi magistrati che poi verranno giudicati? È persino strano che se ne discuta. Soprattutto dopo quanto abbiamo appreso su come le correnti influenzavano la vita del Csm".
Dicono che la nomina per sorteggio del Csm è incostituzionale.
"A me il sorteggio non piace. Ma mi sarei aspettato che la magistratura facesse delle proposte alternative. Invece si è chiusa a riccio, manifestando solo la volontà di difendere uno status quo indifendibile".
Come andrà il referendum?
"I referendum sono imprevedibili. L'altro ieri un sondaggio del Sole dava per favorevoli alla riforma il 49 per cento degli italiani, i contrari al 25. Il doppio.
Spiegazione: chiunque abbia avuto a che fare con la giustizia sa che il sistema non funziona, che una riforma è indispensabile. D'altronde siamo l'unico paese europeo dove giudici e accusatori sono colleghi: un retaggio della visione fascista del diritto".