Cronaca internazionale

Nel nome di De Gaulle. Il destino di Philippe, ombra di papà Charles

Morto a 102 anni l'ammiraglio figlio del grande statista. I suoi successi "oscurati" dal padre

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Ammiraglio, senatore, figlio maggiore. Anzi, figlio «di». Costretto a convivere col peso della Storia d'Oltralpe sulle spalle, all'ombra di un padre Generale la cui traiettoria si è innestata nei meandri dell'Esagono fino a plasmare il carattere di un popolo, disegnando nei cuori dei francesi parte di quel sentirsi nazione, patria, grandeur contro ogni dominazione straniera. Eppure, per più di un secolo, Philippe De Gaulle è riuscito a non restare completamente schiacciato dalla figura del presidente Charles De Gaulle, capo dello Stato dal 1959 al '69. Che lui chiamava semplicemente papà. E anzi, da buon custode di quella «fiamma» paterna, è riuscito, nella modestia imposta dal capofamiglia (che all'epoca temeva più d'ogni cosa le accuse di favoritismo verso il figlio militare) ad avere una «sua» carriera.

Infatti, alla notizia della sua morte a 102 anni, in tanti Oltralpe ieri hanno reso omaggio all'ultimo dei tre figli del Generale, a partire da Macron: «Sempre presente all'appuntamento con il coraggio e l'onore, ha rappresentato un secolo di coraggio francese», ha scritto il capo dello Stato ricordando «Philippe» come eroe della resistenza durante l'occupazione nazista. Partecipò alla liberazione di Parigi contribuendo alla resa dei tedeschi trincerati in Assemblée. Ma se per le sue imprese d'armi ha ricevuto la Croix de Guerre e la Legion d'Onore, non è mai stato «Compagno della Liberazione», l'ordine fondato dal papà per ricompensare militari o civili distintisi in atti di eroismo a favore della Francia durante il conflitto mondiale. Al JDD, Philippe confidò infatti, ormai 101enne, che «non era affatto divertente essere il figlio del Generale».

Vita segnata dal nome e da «una sorta di modestia egualitaria e patologica dei francesi, che richiedeva che io restassi nell'ombra, certamente un ostacolo allo sviluppo di una personalità», spiegava già nel 1971. Trova però una via d'uscita per affrancarsi dalla scia paterna da adulto, in politica, fra gli eredi della tradizione gollista diventati la sua nuova «famiglia». I neogollisti di Chirac (sotto le cui insegne fu eletto senatore dal 1986 al 2004) e poi di Sarkozy nell'Ump. I «colleghi» raccontano che nell'emiciclo c'era però un sussulto collettivo quando entrava, perché col genitore non condivideva solo gli ideali ma pure i tratti somatici. «Erano due gocce d'acqua». Scuola cattolica, aveva 19 anni quando si unì dall'Inghilterra alle Forze francesi libere formate dal padre. Combatté nel Canale della Manica e nell'Atlantico scacciando sul campo i sospetti d'essere privilegiato. Incagli, che non gli impediscono di diventare tenente nel '48, capitano di corvetta nel '56, contrammiraglio solo nel '71, un anno dopo la morte del padre (1970) e ammiraglio nel 1980, fino a ispettore generale della Marina. Infine, le pubblicazioni di memorie e carteggi dell'illustre genitore.

E nel 2003-2004 i due volumi «De Gaulle, mon père», biografia ricca di aneddoti che ha suscitato non poche riserve da parte di vari storici.

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