MilanoHa fatto un po'il «ganassa», come dicono a Milano, con un «compagno» a cui ha raccontato per filo e per segno come erano andati gli scontri a Chiomonte. Confermando o correggendo qua e là la ricostruzione degli inquirenti, chiarendo il suo ruolo e anche quello degli altri quattro anarchici arrestati un mese prima. Lucio Alberti, non poteva però sapere che una «cimice» stava registrando tutto, e le sue dichiarazione sono diventate un formidabile capo d'accusa contro di lui e altri due antagonisti, Graziano Mazzarelli e Francesco Nicola Sala, arrestati ieri all'alba dalle Digos di Milano e Torino.
Lungo e pesante l'elenco delle imputazione, si va dalla fabbricazione e porto d'armi di armi da guerra e congegni esplosivi, al danneggiamento, l'incendio e la violenza a pubblico ufficiale. Non però la «finalità terroristica». Aggravante già contestata ai quattro «compagni» che l'avevano preceduto in galera, poi «sospesa» dalla Cassazione perché le motivazioni del Tribunale di Torino sono state ritenute insufficienti. Ma non è detto possa rispuntare nel corso del processo ai quattro, iniziato proprio ieri nel capoluogo piemontese. La premessa è in quel 13 maggio 2013 quando una trentina di giovani attaccarono il cantiere con razzi da segnalazione, bombe molotov e petardi sparati da mortai artigianali. Per quell'assalto a dicembre finirono in galera Claudio Alberto, di Ivrea, Mattia Zanotti, di Milano, Chiara Zenobi, e Niccolo Blasi, di Torino, tutti tra i 20 e i 40 anni.
Un mese dopo viene intercettato mentre parla con un amico Lucio Alberti, 24 anni, uno dei personaggi più attivi della galassia anarchica milanese. Ha già rimediato denunce per manifestazione, alcune finite in scontri. «C'erano si tre gruppi, ognuno diviso in sottogruppi da due o più persone, tipo su un gruppo da sette c'erano due a fare una cosa, due di copertura e due alle armi lunghe tipo mortai e i razzi segnaletici, in più c'era un gruppo da due per tagliare il cancello con la saldatrice». Accenna anche alla difficoltà per finanziare l'impresa: «È stato complicato, ci abbiamo messo mesi». Oltre a confermare le responsabilità dei quattro arrestati, tira in ballo due compagni che come lui frequentano il centro sociale «Mandragola» di Milano. Sono Graziano Marelli, 23 anni, residente in una casa occupata di via Gola ai Navigli, zona rossa per eccellenza. Anche lui con una lunga sfilza di denunce per disordini, finito ai domiciliari dopo i tafferugli alla Statale nel maggio 2013. Poi Francesco Nicola Sala, 26 anni, stesso «pedigree», già coinvolto negli scontri in Chiomonte del 24 luglio 2012.
Di loro in particolare dice «Sala non ha partecipato direttamente, lui faceva l'autista per questa cosa....diciamo che...nella ricostruzione degli sbirri ci si sono avvicinati ma non hanno capito tutto....hanno sbagliato totalmente sentieri, la parte da cui siamo arrivati e bom, hanno sbagliato anche le macchine, cioè una roba...c'era gente che non è arrivata sopra perché in cantiere....Sala...e niente Graziano è andato un po' in para. Aggiungendo a questo diciamo, io non metto sospetti....ma questa cosa rischiamo io, te, Chiara e Ilaria eh, e un'altra persona. Il telefono da cui è partito tutto, quello intercettato, ha comprato lui la Sim...». Chiara è evidentemente la Zenobi, mentre restano da identificare Ilaria e l'interlocutore di Alberti che, dal tono usato, sembra abbiano anche loro partecipato all'assalto.
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