Politica

Il non voto scarnifica la democrazia

Quando un referendum non raggiunge il quorum è una sconfitta per tutti. I costi non sono immediati, non li vedi subito

Il non voto scarnifica la democrazia

Quando un referendum non raggiunge il quorum è una sconfitta per tutti. I costi non sono immediati, non li vedi subito. È un acido che corrode lentamente ma finisce per scarnificare l'idea di democrazia. La sfarina e la svuota. È per questo che chi pensa di aver vinto dicendo andate al mare prima o poi dovrà fare i conti con questa scelta. L'aspetto più grave è che l'invito a disertare non è arrivato tanto dai populisti, da chi cerca il consenso parlando alla pancia della gente, da chi sogna una democrazia plebiscitaria. No, l'appello al non voto è partito da chi si ritiene classe dirigente, da partiti che si vantano del proprio senso di responsabilità e quasi rivendicano un diritto a governare e si battezzano democratici. È arrivato da intellettuali e personaggi di grande pubblico che come sacerdoti pensano di incarnare i valori più alti del vivere civile. Non si sono ancora resi conti di quello che hanno fatto. Si sentono furbi e tattici sagaci, smaliziati. Il tempo purtroppo chiarirà le cose. Quando boicotti il voto non fai solo male al referendum, ma togli valore a un momento sacro. Non è un «non voto» di protesta, non è una rivolta anarchica, non ha un significato politico alto. È una tattica meschina, finalizzata solo a nascondere un problema che esiste e che non si ritiene degno di un referendum popolare. Il guaio è che finirà per trascinarsi dietro tutto il resto. Si è persa la voglia di votare perfino per il futuro delle proprie città. Le amministrative in genere sono le elezioni più radicate. Sono quelle, si diceva un tempo, dove si vota pensando alla persona. Gli elettori sono fuggiti, trascinati da questa idea che in fondo tutto questo circo di candidati non ha alcun senso. È solo una perdita di tempo. È un sentimento che si respira sempre più in profondità e non contagia chi è ai margini della comunità politica. È una disillusione diffusa, che cade su chi fino a poco tempo fa cercava ancora una strada per non andare a fondo. È umana, ma assecondarla, propagandarla, ti porta su terreni dove l'imponderabile può accadere senza che neppure te ne accorgi. È da troppo tempo che non si riesce a dare una risposta, una speranza, a crisi economiche e sociali che si sentono sulla pelle di chi vive giorno per giorno, cercando con tutte le forze di non affogare, di guadagnare tempo per agguantare una ripresa. La resilienza, parola brutta ma a quanto pare di un certo successo, è finita. C'è invece l'idea che mettere una scheda in un'urna sia solo perdita di tempo. Tanto non cambia nulla. Eccola la disillusione.

È una marcia di massa verso il mare.

Commenti