Claudio Martelli è il ragazzo prodigio del Psi. Aveva 33 anni quando nel 1976 Craxi conquistò la guida del partito e lui, da subito, divenne di fatto il numero due. Amico di Falcone, che portò a Roma quando era ministro della Giustizia. Macinato da Tangentopoli insieme al Psi. Oggi ha 82 anni ma è lucido e brillante come a trenta
La riforma della giustizia che ora va al referendum è giusta?
"Non ho dubbi sul fatto che le carriere del giudice e del Pm vadano separate. Lo sostengo dagli anni '80. La questione è come viene fatta. Sul principio non c'è discussione".
Sul "come" che obiezioni ha?
"Prima obiezione, sullo sdoppiamento del Csm. Gli autori della riforma sostengono che bisogna impedire la preponderanza dei Pm rispetto ai giudici. Bene. Ma se il problema è contenere l'esuberanza dei nostri Pm difficilmente si otterrà il risultato con lo sdoppiamento. L'esuberanza va contenuta dentro il processo. Serve una figura di magistrato superiore al Pm che controlli le indagini e sia arbitro del rinvio a giudizio e sorvegli poi il modo di condurre l'accusa nel processo. C'era questa figura nel codice Rocco. Era il giudice istruttore".
Seconda obiezione?
"Tutti si lamentano delle correnti nella magistratura. Ma dove nasce e dove pascola il correntismo? Dentro l'Associazione nazionale magistrati (Anm). Questo aspetto non è affrontato. Il problema è lì: è lì che si crea un potere anomalo, è lì che si organizzano le cordate di potere e la politicizzazione della magistratura.
Che ruolo svolge l'Anm?
"È diventata il luogo in cui si decide delle carriere dei magistrati. Il Csm si limita a ratificare gli accordi stretti nell'Anm".
Falcone che idea aveva sulla separazione delle carriere?
"La fondazione Falcone ha pubblicato i testi, basta leggerli. Falcone sosteneva la necessità di procedere alla separazione in conseguenza della riforma del codice di procedura e della diversa professionalità di chi indaga e di chi giudica".
Lei si è stupito per l'uscita in Tv di Gratteri che ha letto una falsa dichiarazione di Falcone?
"Sì. Evidentemente non ha letto le carte. Ma non è il solo che ha compiuto questo errore. Con mia grande sorpresa lo ha compiuto anche Piero Grasso che con Falcone lavorò anche al ministero della giustizia".
Solo leggerezza?
"Una leggerezza suggerita dallo spirito corporativo".
Nordio, con la separazione delle carriere, ha fatto un passo più coraggioso dei suoi predecessori?
"Sì. Questa parte di Nordio è quella che mi piace. È stato coraggioso. Gli va riconosciuto".
Lei è tra i massimi leader socialisti del dopoguerra. Oggi non c'è più traccia di socialismo, il Psi è morto senza lasciare eredi. Il riformismo non esiste più?
"Ho visto tracce di riformismo liberale in Berlusconi".
Berlusconi è stato l'erede di Craxi?
"No: Berlusconi era un democristiano liberale. Craxi era socialista, traghettare Craxi a destra è contro la storia e contro la realtà...".
Come si sono guastati i rapporti tra lei e Craxi negli ultimi mesi prima dello schianto?
"Un ruolo nefasto lo ebbe Scalfaro. Aveva deciso di non dare l'incarico di formare il governo a Craxi e fece capire a Craxi che io volevo andare al posto suo. Non era vero. Non stava né in cielo né in terra".
Sul piano della politica eravate ancora d'accordo lei e Craxi?
"Io non credevo più alla strategia dell'alleanza con la Dc. Pensavo che si dovesse cambiare. Non c'era più la minaccia comunista".
Di tutti i grandi che ha conosciuto, chi è stato quello che ha stimato di più
"Craxi. Se mi chiede di allargare il campo all'intera storia repubblicana il più importante è stato Alcide De Gasperi. Poi Moro e Nenni".
Berlinguer?
"Sopravvalutato".