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Nordio tira diritto sulle intercettazioni. Il del Terzo Polo

Il ministro pronto al duello con le toghe. Iv ci sta: "Lo sosterremo con convinzione"

Nordio tira diritto sulle intercettazioni. Il sì del Terzo Polo

Se non bastasse la maggioranza di governo, a aprire la strada in tempi rapidi alla riforma delle intercettazioni annunciata da Carlo Nordio è pronto ad arrivare in soccorso del centrodestra il gruppo parlamentare del Terzo Polo. Ad annunciarlo, mentre sul ministro della Giustizia si abbattono le ire sia dei magistrati in carriera che di quelli sbarcati in Parlamento, è il presidente di Italia Viva Ettore Rosato. Secondo l'esponente renziano, quella di Nordio in Parlamento è stata una «relazione lucida e condivisibile che speriamo porti a fatti concreti». Noi, dice Rosato, «la sosterremo con convinzione».

Lo stop all'abuso delle intercettazioni sembra dunque per la prima volta a portata di mano. Le mosse di Nordio in questi giorni fanno capire come il Guardasigilli sia pronto su questo tema ad andare se necessario allo scontro frontale con la categoria di cui lui stesso faceva parte fino a pochi mesi prima di essere eletto in Parlamento e diventare ministro. Di più: la battaglia sulle intercettazioni potrebbe costituire una sorta di banco di prova per i rapporti del nuovo governo con le correnti organizzate delle toghe. Se, nonostante la immediata alzata di scudi dell'Associazione nazionale magistrati la riforma del «Grande Fratello» diventasse legge, a quel punto Nordio potrebbe prendere atto che il potere di veto esercitato per anni dalla Anm su qualunque legge in tema di giustizia è depotenziato. E a quel punto si potrebbe passare al secondo, cruciale punto preannunciato da Nordio: la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.

Non sarà, in ogni caso, una battaglia facile quella sulle intercettazioni. Contro il progetto di Nordio sono già scesi in campo non solo magistrati di diversi correnti ma anche i portavoce dell'opposizione parlamentare. Da segnalare, per la asprezza dei toni, l'intervista rilasciata dal senatore Pd Walter Verini all'Huffington Post che definisce «inquietante» la relazione di Nordio, un «brutto esordio» per il nuovo governo. E non è tutto. Perché Verini lancia una profezia che assomiglia a una chiamata alle armi per i giudici vicini al suo partito: «Ricomincerà la guerra fra politica e toghe», promette. D'altronde la contiguità tra Pd e toghe in questo frangente è tale che la senatrice dem Enza Rando riesce a dire «limitare o ridurre l'uso delle intercettazioni significa mettere in ginocchio l'attività di indagini di magistrati e forze dell'ordine».

Il ministro per ora non appare particolarmente preoccupato. La sera di Sant'Ambrogio l'ha passata nel carcere milanese di San Vittore, nella «rotonda» al centro dei raggi dove è stato tramesso il Boris Godunov in collegamento con la Scala. Un gesto dal significato simbolico: mentre da sinistra viene additato come l'emblema di una visione «securitaria e manettara» della giustizia, Nordio va a incontrare detenuti qualunque, in buona parte stranieri. Il messaggio sembra essere: non saremo garantisti solo verso i colletti bianchi. E l'accoglienza infatti è calorosa. Bisogna ricordare che ancora prima di diventare ministro Nordio aveva firmato i referendum di radicali e leghisti contro l'abuso della custodia cautelare in carcere, e il popolo di San Vittore evidentemente non se lo è dimenticato.

In seno al centrodestra, intanto, l'appoggio a Nordio appare senza distinguo: «sulle intercettazioni il ministro Nordio ha avuto il coraggio di dire quello che è scritto nella Costituzione», dice il viceministro Francesco Paolo Sisto.

E il senatore forzista Maurizio Gasparri parla di «eccessi, soprattutto in materia di intercettazioni, che vanno finalmente frenati e diversamente regolamentati».

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