
La Corea del Sud va al voto per scegliere il nuovo presidente, con la speranza di lasciarsi alle spalle la profonda crisi politica aperta lo scorso dicembre, quando l'allora presidente Yoon Suk-yeol tentò di imporre la legge marziale, presto revocata. Il favorito è Lee Jae-myung (nella foto), avvocato di 61 anni, leader dell'opposizione e candidato del Partito Democratico, che controlla la maggioranza all'Assemblea nazionale e sarebbe al 49%. Nel 2022 Lee perse per una manciata di voti la sfida delle presidenziali con Yoon. L'avversario numero uno è Kim Moon-soo, del Partito del potere popolare (Ppp) al governo, che si fermerebbe al 35%, secondo una rivelazione di Gallup. Ma c'è anche Lee Jun-seok, il candidato più giovane, 40 anni, del Reform Party. In corsa ci sono anche altri tre candidati.
Il Paese è profondamente diviso all'ombra del dossier Corea del Nord, di un rapporto con gli Stati Uniti, storici alleati di Seul, segnato dalla minaccia di Donald Trump di dazi al 25% e dal desiderio di Washington di ridefinire i rapporti nel settore della difesa. Pesano anche le complesse relazioni con la Cina, primo partner commerciale.
Se gli umori elettorali rilevati saranno corretti, dalla crisi potrebbe nascere un periodo senza precedenti per il Partito Democratico che per la prima volta si troverebbe a iniziare un mandato presidenziale di cinque anni, abbinando il pieno controllo dell'Assemblea nazionale, il parlamento di Seul. Tutti e tre i precedenti presidenti progressisti che hanno guidato la Corea del Sud si sono insediati alla Blue House con minoranze legislative. Ma questa volta il Partito Democratico potrebbe avere carta bianca per attuare tutte le sue politiche interne ed estere, almeno fino alle prossime legislative del 2028.
Kim, già ministro del Lavoro sotto il governo di Yoon, ha non a caso sostenuto, tra i temi di maggior peso in campagna elettorale, che il Paese scivolerebbe in una dittatura con la vittoria di Lee, un ex governatore di Gyeonggi, la provincia sudcoreana più popolosa.