Il “day after” del voto in Senato sul caso Open Arms ha lasciato non pochi strascichi politici, sia nella maggioranza che nell'opposizione. Ma è soprattutto negli ambienti della Lega che adesso si discute maggiormente su quanto avvenuto. Il 26 maggio, in sede di seduta della Giunta per le autorizzazioni, Italia Viva aveva votato contro il processo a Matteo Salvini.
Ieri in aula Matteo Renzi ha invece attuato un ennesimo ribaltone, facendo votare i suoi 18 senatori a favore della richiesta da parte del tribunale dei ministri di Palermo. Dunque la procedura giudiziaria nei confronti del leader del Carroccio andrà avanti, proprio come quella per il caso Gregoretti ed al contrario invece di quanto stabilito nel marzo del 2019 per il caso Diciotti. Tre casi simili, ma capitati in contesti politici differenti che hanno fatto orientare diversamente le varie forze politiche.
Le accuse mosse contro Salvini sono soprattutto due: abuso di ufficio e sequestro di persona. Viene contestato all'allora ministro dell'Interno di aver impedito lo sbarco della nave dell'Ong spagnola e quindi aver creato situazioni di pericolo a bordo. L'indagine sul caso Open Arms è partita dalla procura di Agrigento, che per competenza l'ha girato poi a Palermo, lì dove si è insediato il tribunale dei ministri che il 1 febbraio scorso ha disposto la richiesta al Senato di poter procedere nei confronti del numero uno della Lega.
Oggi nella sede del Carroccio si fanno alcuni calcoli: non solo si fa la conta sugli appena 18 senatori renziani che sono stati decisivi per l'esito del voto, ma nel conteggio entrano anche i giorni riguardanti lo stop all'ingresso della nave Open Arms. Dalla sede della Lega parte una considerazione in merito: “I giorni contestati all'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini per il mancato sbarco sono quelli dal 14 al 20 agosto 2019 – si legge in una nota – Un periodo più breve, per esempio, di quello atteso dalla Ocean Viking per ottenere il via libera dal Viminale guidato da Luciana Lamorgese: 11 giorni nell'ottobre 2019”.
Il riferimento è proprio al caso Ocean Viking, uno dei primi che il governo giallorosso ha dovuto affrontare in merito alle attività delle Ong. In quell'occasione la nave, usata dall'Ong francese Sos Mediterranée all'epoca assieme a Medici Senza Frontiere, ha atteso parecchio tempo prima di poter sbarcare. In particolare, il 30 ottobre è arrivata a Pozzallo con più di 100 migranti a bordo, ma le prime operazioni di salvataggio risalivano al 18 ottobre, giorno in cui i membri dell'Ong hanno chiesto un porto sicuro.
Sul loro account Twitter in quel 30 ottobre, i rappresentanti di Ocean Viking scrivevano: “Dopo più di 12 giorni di incertezza in mare, 104 sopravvissuti possono finalmente sbarcare in un luogo sicuro, è la fine di un'odissea”.
Contesti e situazioni simili a quelli visti in occasione del caso Open Arms, con la Ocean Viking che ha dovuto aspettare più tempo prima di arrivare in Italia. Ed è questo che più sembra indispettire i leghisti: perché, è la domanda più frequente in via Bellerio, sul caso Open Arms si andrà a processo mentre su quello Ocean Viking no?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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