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Ora il bersaglio diventa il Ponte. Il "giro d'Italia" degli estremisti sui No alle opere

No Ponte sullo Stretto. No al rigassificatore, no alle trivelle, no al nucleare, no all'alta velocità

Ora il bersaglio diventa il Ponte. Il "giro d'Italia" degli estremisti sui No alle opere

No Ponte sullo Stretto. No al rigassificatore, no alle trivelle, no al nucleare, no all'alta velocità. Ritorna il coro dei contrari alle grandi opere, con le voci ambientaliste, della sinistra, del movimento Cinque stelle passando per il Pd. Tutti contro il Ponte sullo Stretto annunciato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, dopo il via libera in consiglio dei ministri. Il fronte comune dell'opposizione si ricompatta e contesta l'opera sullo Stretto di Messina, che ora dovrà ripartire dal progetto definitivo del 2011. Negli ultimi anni una sfilza di no. Sul rigassificatore di Piombino il Pd ha preferito mantenersi su una posizione interlocutoria, parlando di «soluzioni-ponte». Per Fratoianni «si passa di fatto sulla testa delle comunità e delle istituzioni locali». Il leader dell'Alleanza sinistra-verdi Bonelli: «Stiamo con la gente di Piombino, che non vuole un'infrastruttura del genere nel porto». E, come possibile soluzione, si è limitato a dire: «Venga trovata una collocazione alternativa». Sulle trivelle l'opposizione si è compattata contro il governo che col decreto Aiuti quater ha approvato l'aumento della produzione nazionale di gas con il cosiddetto sblocca trivelle. Pd, Alleanza verdi - Sinistra italiana e 5 Stelle hanno accusato il governo di «riportare indietro l'Italia». Per il Pd «le attività di ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi rappresentano nel loro complesso un potenziale rischio per l'intero ecosistema marino». Due giorni fa il M5s della Puglia ha detto che «il governo non può continuare a prendere decisioni senza ascoltare i territori. Puntare sulle trivelle è una scelta sbagliata». E come dimenticare il tap, il gasdotto di Melendugno, sempre in Puglia, che secondo i Verdi e i pentastellati «deturpa l'ambiente, il paesaggio e la vocazione del territorio. La costruzione dell'opera non lascia le cose come erano prima. È già accaduto in passato e in altri luoghi e non si può rischiare che accada in un luogo che è un paradiso e che ha un modello di sviluppo basato sulla natura».

Poi ci sono le infrastrutture stradali. Il terzo valico di Genova, il collegamento tra Genova e Milano. Aveva spaccato nel 2018 la maggioranza Lega e M5s, con i grillini da sempre contrari. E poi «la Gronda di Genova ha detto di recente Giuseppe Conte è un progetto che si trascina da decenni. Oggi ho letto una dichiarazione del presidente di Confindustria che ammette lui stesso che è un progetto un po' vecchio. Noi siamo favorevoli al primo lotto ma non al secondo, quello che va a trapanare le gallerie di Bolzaneto e di Voltri». C'è anche il nucleare, con il Pd e Verdi contrari. Nel programma dei dem si legge che «per un domani senza fonti fossili già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull'energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari: perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati». I verdi parlano di «inesistente nucleare di quarta generazione» e di «fusione nucleare, molto lontana nel tempo».

Infine l'Alta velocità: quando il Tar di Bari tre mesi fa ha bloccato la realizzazione di una nuova rete ferroviaria nella zona Lama San Giorgio a sud del capoluogo pugliese, nella tratta che collega Bari-Napoli. Il sindaco di Noicattaro, Rosario Innamorato, M5s: «È un risultato eclatante, era un progetto illegittimo.

Non bisogna fare a tutti i costi perché ci sono di mezzo i soldi del Pnrr, bisogna rispettare le leggi», ha fatto sapere attraverso una nota del suo avvocato.

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