Il palcoscenico di don Maresca

L'altro giorno a Mòrtora, frazione di Piano di Sorrento, don Rito Maresca ha deciso di indossare sull'altare, durante la celebrazione del Corpus Domini, una casula con i colori della bandiera palestinese

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C'è una striscia sottile che separa i morti "buoni" da quelli "cattivi", c'è un confine che gli uomini di Chiesa non dovrebbero mai superare. Perché la ragione, quando si tratta di bombe e di massacri, non sta mai da nessuna parte. Ed è ipocrita "schierarsi", scegliere una bandiera ed esporla mentre si serve nostro Signore, davanti a fedeli inevitabilmente smarriti di fronte a questa partigianeria. L'altro giorno a Mòrtora, frazione di Piano di Sorrento, don Rito Maresca (nella foto) ha deciso di indossare sull'altare, durante la celebrazione del Corpus Domini, una casula con i colori della bandiera palestinese.

"Mentre noi adoriamo il pane spezzato a Gaza si spezzano corpi innocenti. Non possiamo far finta di non vedere ciò che sta accadendo", dice il sacerdote nell'infuocata omelia, ripresa ieri dal Mattino. E giù strali contro Israele, contro gli Usa e i governi europei "codardi", per una fede che "non può essere neutrale davanti alla violenza". Una tesi che su Facebook viene rincarata, "il 7 ottobre è stata una carneficina ma Israele ha avviato una pulizia etnica", con il sacerdote che si paragona a Gesù "condannato dal potere religioso e giustiziato dal potere politico, a servizio non della verità e dei poveri ma del controllo e della difesa dei potenti".

Di tutte queste piazzate, paragonarsi a Cristo è forse la meno grave. Certo, don Maresca la politica ce l'ha nel sangue (un suo avo è stato sindaco di un paese vicino), la sua fama si estende anche alle altre parrocchie della Penisola, da San Michele Arcangelo alla Trinità, le sue messe sono piene di fedeli.

Di recente don Maresca ha dato alle stampe il suo libro dal titolo Barnaba, "il primo influencer cristiano mai raccontato", su Facebook ne parla con entusiasmo, fra un video sulla fede e una diretta su Zoom di buon mattino, caffè da una parte e Bibbia dall'altra.

Un comportamento lodevole, se non fosse che la politica deve restare fuori dal sagrato. I preti fanno politica da sempre, malignano i soliti malpensanti. Perseverare in un errore non lo rende umano, ma diabolico. La bandiera della Palestina non è un simbolo di Pace universale, ha in se il germe della rivendicazione per i territori che l'Islam vorrebbe strappare all'Occidente in tutto il Mediterraneo, non certo con una stretta di mano ma con il sangue di altri innocenti. Nell'eterogenesi dei fini, ci si nasconde dietro ciò che si combatte. Don Maresca non è da solo, in questo inganno. Il compito del pastore è salvare le anime, non convertire le menti.

Papa Leone XIV, non a caso, parla di pace senza fare il tifo se non per le vite spezzate, che siano in Ucraina o in Russia, in Iran o dentro Israele. Che senza colore sono in Paradiso a chiedere a Dio di essere riaccolte, tutte mescolate senza queste distinzioni, buone certamente per fare qualche clic e vendere libri.

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