Pallottole al prete anti Camorra. Meloni: "Ma lo Stato è con lui"

A consegnare a don Patriciello il bossolo è il suocero di un boss cacciato dal quartiere ripulito dal governo. Solidarietà bipartisan

Pallottole al prete anti Camorra. Meloni: "Ma lo Stato è con lui"
00:00 00:00

La camorra sente puzza di rivolta contro il governo e torna a sparare, con minacce vigliacche nascoste dentro un fazzoletto di carta. Dentro c'era un proiettile 9x21, recapitato brevi manu a don Maurizio Patriciello nella "sua" Caivano ormai ripulita da picciotti e pusher anche grazie agli sforzi del governo e del Quirinale. È domenica, nella chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano (Napoli) siamo all'Eucarestia. Al prete anti Gomorra si avvicina un pregiudicato 75enne: è Vittorio De Luca, suocero di un boss del clan camorristico Ciccarelli già fermato in chiesa un anno fa perché armato di coltello. Stavolta ha in mano un proiettile, lo consegna al prete poi tenta la fuga nascondendosi tra i fedeli in fila per la Comunione. Bloccato dalla scorta del sacerdote e da una pattuglia di carabinieri, interrogato, verrà arrestato per "atti persecutori aggravati dal metodo mafioso".

Sabato notte, nell'ex piazza di spaccio più grande d'Europa ripulita grazie agli sforzi dell'esecutivo - che vorrebbe esportare il "metodo Caivano" anche in altre sette periferie degradate - una paranza di dieci ragazzini su otto scooter avevano esploso diversi colpi di arma da fuoco, a pochi passi dalla parrocchia. Quella "stesa" che abbiamo imparato a conoscere con la fiction Gomorra era un macabro avvertimento, che don Patriciello aveva commentato: "Hanno subito un colpo durissimo, qualcuno tenta di riempire i vuoti lasciati dai detenuti".

Neanche tre anni fa Caivano era il Bronx della Campania, colpa anche degli sfollati del sisma in Irpinia catapultati in un quartiere trasformato dalla speculazione edilizia post-sisma in un fortino con il filo spinato, pusher armati di pitbull, bambini vedette, occupazioni e abusi edilizi. Dentro quelle mura si sono consumate violenze, spaccio e omicidi, persino lo stupro di due cuginette per mano del branco, con bambini che morivano volando dai balconi e l'ombra della pedofilia. La sparatoria è il segno che la camorra ha perso, ma il Viminale (con il ministro Matteo Piantedosi che al telefono gli dice "sarò a Caivano") e il prefetto di Napoli Michele Di Bari hanno comunque deciso di alzare la guardia: il timore è che l'emergenza sicurezza legata alle mire sovversive di pro Pal e anarchici possa allargarsi anche alla recrudescenza mafiosa. "Lo Stato è con voi, e non faremo mai un passo indietro", sottolinea il premier Giorgia Meloni, che definisce "inaccettabile questo gesto vigliacco e criminale, compiuto nel luogo e nel momento più sacro". "È una minaccia a tutti quelli che credono nella giustizia, nella legalità e nel futuro", sottolinea su X il presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo. "Caivano non indietreggia di un millimetro", fa sapere il commissario straordinario Fabio Ciciliano. Solidali anche i ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto, Giuseppe Valditara e Adolfo Urso, i leader nazionali Matteo Salvini, Mara Carfagna e Giuseppe Conte ma è dal capo dello Stato Sergio Mattarella - ieri ad Astana - che arriva il messaggio più importante di "vicinanza e solidarietà". Era stato lo stesso presidente con un blitz a "benedire" Caivano.

La sinistra che da sempre snobba il prete coraggio maschera di opportunismo politico la sua pelosa solidarietà con il candidato governatore Roberto Fico, il

plenipotenziario dem Piero De Luca e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che si "ricordano" di Caivano solo in campagna elettorale. Maligna l'europarlamentare Pd Sandro Ruotolo: "Non basta un decreto per sconfiggere la camorra".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica