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Papà Salis ingrato: "Non fanno niente"

Il padre dell'anarchica incontra i ministri Tajani e Nordio. Ma l'estradizione è impraticabile

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Da una parte il governo che cerca di tessere una difficile tela diplomatica con l'Ungheria, evitando di alzare i toni e innescare meccanismi politico-mediatici controproducenti. Dall'altra la sinistra italiana che prova a mettere in difficoltà Giorgia Meloni, muovendosi sul filo della polemica con l'esecutivo italiano e con il primo ministro ungherese Victor Orban.

Il caso di Ilaria Salis, l'insegnante italiana accusata di avere partecipato a Budapest all'aggressione di due manifestanti di estrema destra, continua a tenere banco. Ieri Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha incontrato i ministri degli Esteri Antonio Tajani e della Giustizia Carlo Nordio. Incontri che, a detta del padre dell'insegnante, non sembrano profilare una svolta immediata. «È andata molto peggio di quanto ci aspettavamo» dice Roberto Salis. «Non vediamo nessuna azione che possa migliorare la situazione, siamo stati completamente lasciati soli, abbiamo chiesto due cose che ci sono state negate. Mia figlia resterà molto, penso, in carcere».

Fonti dei due ministeri fanno sapere che i due ministri hanno evidenziato che i principi di sovranità giurisdizionale impediscono qualsiasi interferenza sia nella conduzione del processo sia nel mutamento dello status libertatis dell'indagato. Hanno anche spiegato che la richiesta di sostituzione della misura cautelare presso l'Ambasciata italiana non è possibile. In particolare, il Ministro della Giustizia ha rilevato che una interlocuzione epistolare tra un dicastero italiano e l'organo giurisdizionale straniero sarebbe irrituale e irricevibile. Tajani ha sottolineato il pressing diplomatico sviluppato a più livelli, mentre Nordio ha prospettato l'opportunità che il difensore ungherese insista presso l'organo competente per la modifica della detenzione carceraria, condizione indispensabile per l'eventuale esecuzione degli arresti domiciliari in Italia. «Attualmente - spiega il ministro Tajani - non possiamo chiedere l'estradizione, perchè detenuta in carcere. Ma rimaniamo impegnati per garantire un processo giusto».

Un elemento rilevante in termini di moral suasion arriva da Bruxelles con la dichiarazione della commissaria europea ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness. Una presa di posizione che sembra prefigurare un impegno attivo da parte di Bruxelles. «Ci sono stati contatti bilaterali tra l'Italia e l'Ungheria sulla possibilità di alternative alla detenzione nel caso della signora Salis, compresa la possibilità dei domiciliari in attesa del processo. Questa situazione sarebbe in linea con le conclusioni del Consiglio sulle misure alternative alla detenzione».

Elly Schlein continua però la sua offensiva. E se Giorgia Meloni dal Giappone replica secca - «Non so cosa intenda sul grave ritardo, se è più brava di noi sicuramente saprà cosa fare» - la segretaria del Pd a margine del flash mob del Socialisti Ue rilancia: «Il Parlamento Ue ha sempre preso sul serio i principi dello stato di diritto, che valgono anche per l'Ungheria di Orban. Peccato che non sembra essersene accorta Giorgia Meloni, che ci attacca dal Giappone. Il Paese aspetta risposte da lei».

La replica per Fratelli d'Italia è affidata ad Augusta Montaruli: «Non accettiamo lezioni da chi in Italia parla a sproposito di fantomatici attacchi alla magistratura e poi, per tornaconto mediatico, sollecita interventi nel potere giudiziario di altre nazioni».

Una convinzione espressa anche dall'europarlamentare Pietro Fiocchi: «Questo dibattito è un'occasione per attaccare l'Ungheria e l'Italia in un clima di campagna elettorale».

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