Cari fratelli, non chiamatela guerra di religione, perché non lo è. E' stato chiaro Papa Francesco, non ha avuto il minimo dubbio nel dire che l'attacco jihadista in Normandia con un prete sgozzato è parte di una guerra, ma non tra religioni. Ed è stato il suo primo commento diretto (dopo l'ultimo attentato di matrice islamica) davanti ai giornalisti sul volo papale diretto a Cracovia, in Polonia, per la Giornata Mondiale della Gioventù.
«Il mondo è in guerra - ha detto il Papa parlando a braccio - ma questa non è una guerra di religione. Tutte le religioni vogliamo la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito? E' una guerra a pezzi. Non è tanto organica - ha aggiunto Francesco - ma organizzata sì. Ma è guerra».
Parole che rientrano sicuramente nella strategia del Pontefice di evitare a tutti i costi un assist involontario ai terroristi del sedicente stato islamico che invece vorrebbero che il capo della Chiesa parlasse finalmente in pubblico di guerra di religione. E invece, Francesco, rimane vago, spesso generico, parlando di odio e di violenza sparsa per tutto il mondo, senza mai citare (se non «obbligato» da una domanda diretta), l'Isis o Daesh, entità che non trova mai spazio, per non avere legittimazione, nella parole di Jorge Bergoglio.
Una «strategia» chiara, come quando sul volo di ritorno dal viaggio apostolico nelle Filippine, nel gennaio 2015, commentando l'attentato jihadista contro il giornale satirico Charlie Hebdo, il Pontefice aveva detto: «Non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, in nome di Dio. Ma quante guerra di religione abbiamo avuto, pensiamo alla notte di San Bartolomeo». E in questo caso il Papa aveva voluto fare un «mea culpa», parlando di quella strage del 500 compiuta dai cattolici ai danni dei protestanti; nell'ultimo caso francese, però, con un sacerdote cattolico sgozzato da due fondamentalisti islamici mentre celebrava messa, Francesco ha preferito affermare che questa, in una diversa epoca storica, non è affatto una guerra di religione, tenendo ancora aperto il dialogo con l'Islam, con la guida suprema sunnita, lo sceicco al-Tayyeb, che ha condannato l'attentato chiedendo rispetto per i luoghi sacri delle altre religioni.
Parole non dette quindi, che nascondono un turbamento da parte del Papa di fronte ai fatti sanguinari di questi giorni, con il primo martire cristiano dell'Europa. Ma non è l'unico martire secondo Francesco: «Questo santo sacerdote, ha detto ieri il Pontefice sul volo papale - è morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la pace.
Lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini Pensiamo alla Nigeria per esempio - ha continuato Bergoglio - Diciamo: ma quella è l'Africa! Ma è guerra. Noi non abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace».
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