Interni

Partono le multe ai No Vax. La Lega: "Rinvio a giugno". E alla Consulta l'atto finale

Oggi la sentenza sulla legittimità dell'obbligo. I legali contro: "Diritti lesi". I pro: "Scelta utile"

Le frasi no vax all'esterno della sede della Uil di Ravenna, apparse il mese scorso
Le frasi no vax all'esterno della sede della Uil di Ravenna, apparse il mese scorso

Verranno spedite da oggi le multe ai no vax. Una valanga di 1,9 milioni di cartelle che, da qui a Natale, arriverà a tutti gli over 50, al personale sanitario e alle forze dell'ordine che non hanno rispettato l'obbligo di vaccino prima del 15 giugno. Sono infatti scaduti i termini fissati per giustificare il mancato adempimento all'obbligo vaccinale, dovuto a motivi sanitari, come ad esempio l'aver contratto il Covid in quel periodo. Le sanzioni ammontano a 100 euro e sicuramente scateneranno una sequela di ricorsi e polemiche.

Gli irriducibili anti vaccino non hanno scampo, solo due flebili spiragli. Uno è in mano alla Lega, che fa sponda a chi è andato contro il green pass e tenta di rinviare le multe alla prossima estate. Il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo, e l'ex ministra Erika Stefani hanno presentato un emendamento al decreto legge anti rave party che prevede la proroga del pagamento delle sanzioni al 30 giugno 2023. Una previsione che si voleva inserire nel decreto Aiuti Ter e che provoca, tra gli altri, l'indignazione di Maria Stella Gelmini («Un pessimo segnale e un insulto a chi si è vaccinato»). La Lega di Salvini cerca l'appoggio del ministro della Salute Orazio Schillaci e della premier Giorgia Meloni che sull'argomento finora hanno mostrato una certa apertura, anticipando il reintegro dei medici no vax nelle corsie ospedaliere.

Un'altra vana possibilità perchè le multe perdano di senso si gioca nella sede della Consulta, che oggi dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità o meno dell'obbligo vaccinale. È attesa per le prossime ore la sentenza della Corte Costituzionale. Sono undici le ordinanze al vaglio dei 15 giudici costituzionali con cui cinque uffici giudiziari hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità di obbligo e sanzioni. A presentarle sono stati i tribunali di Brescia, Catania, Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana.

«Non è razionale dal punto di vista del contagio considerare il vaccinato più sicuro del tamponato, quando lo stesso legislatore ammette la necessità del tampone, oltre al vaccino, nei concorsi pubblici» sostiene Ugo Mattei, giurista piemontese, paladino di alcune battaglie no vax. «I non vaccinati sono stati privati della possibilità di lavorare e sopravvivere, traditi dallo Stato che ha imposto un ricatto: o ti vaccini o sei fuori dalla società» e che così ha finito anche per calpestare anche la loro «dignità», non mettendoli più in grado di «assicurare il pane ai propri figli» è la posizione sostenuta dagli avvocati dei no vax.

I rappresentanti dell'Avvocatura di Stato chiedono invece di confermare la legittimità dell'obbligo vaccinale, misura disposta «nel pieno rispetto degli insegnamenti della Corte costituzionale». E ricordano la sentenza del 2018 con cui i giudici costituzionali hanno stabilito che il trattamento sanitario obbligatorio è legittimo se è diretto non solo a migliorare lo stato di salute di chi si è vaccinato, ma anche a preservare la salute degli altri, se le conseguenze sono tollerabili e se in caso di danni ulteriori e non prevedibili sia previsto un equo indennizzo.

«Vogliamo mettere in discussione il fatto che le vaccinazioni hanno fortemente indebolito l'incidenza della pandemia in un contesto gravissimo?» ha detto rivolgendosi ai difensori dei sanitari no vax l'avvocato generale dello Stato Enrico De Giovanni.

Commenti