Stefano Zurlo
Il tradimento fa parte delle regole del gioco: se non altro perché l'obbligo di fedeltà non c'è. Ci si può legare ad un partner alla volta, il numero due non è contemplato, ma chi dovesse cedere alla tentazione non verrà punito. Il reato di bigamia non entra nel vocabolario delle unioni civili. A scorrere il testo della nuova legge su cui il governo ha posto la fiducia ci si infila in un pasticcio normativo perché il nuovo istituto, che riconosce le unioni dello stesso sesso, è un po' un matrimonio light, una copia sbiadita dell'intesa fra coniugi e, per il resto, il frutto bacato di interminabili mediazioni, tira e molla, ripensamenti e correzioni. Senza considerare il capitolo infiammato delle adozioni, cancellato fra le polemiche.
È la politica, si dirà, e però, per aggirare lo sbarramento eretto dalla Corte costituzionale che non ne vuol sapere di uno sposalizio fra due persone dello stesso sesso, si è finiti in un labirinto da cui si esce solo con continue giravolte e contraddizioni.
Cosi al comma 20 si legge testualmente: «Le disposizioni contenenti le parole coniuge o coniugi o termini equivalenti, ovunque ricorrono nelle leggi, negli atti aventi forza di legge, nei regolamenti nonché negli atti amministrativi e nei contratti collettivi, si applicano anche alle persone dello stesso sesso». Insomma, siamo o dovremmo essere dentro il matrimonio però, come accennato, questo non può essere perché sul punto la Consulta è tassativa. E allora ci si barcamena, si prevedono eccezioni e scorciatoie, si pattina sul ghiaccio di una materia che ad ogni riga rischia di far cadere fragorosamente in pezzi la fragile costruzione.
L'obbligo di fedeltà, per capirci, era previsto dal testo originale della proposta di legge Cirinnà, ma poi Alfano, che dovrebbe rappresentare la gamba moderata della coalizione di governo, ha fatto fuoco e fiamme e allora questo passaggio è saltato.
I partner sono un po' meno coniugi ma mantengono diritti e doveri mutuati dal matrimonio tradizionale. Dalla possibilità di prendere un unico cognome, come nelle famiglie all'antica, alle tutele che garantiscono sul piano economico la solidità del contratto. In particolare due pilastri come il diritto di successione e la pensione di reversibilità. «Al posto del diritto di successione - spiega Giacomo Caliendo, senatore di Forza Italia e per lungo tempo magistrato - sarebbe bastato garantire l'usufrutto, ma ancora una volta ha prevalso la logica del copia e incolla dal matrimonio». Un pastrocchio o, se si preferisce, una serie di forzature che presto, è facile prevedere, andranno incontro al vaglio dei giudici e della Corte costituzionale. «Il punto decisivo - conferma al Giornale l'avvocato Elisabetta Alberti Casellati, uno dei più noti matrimonialisti italiani, oggi al Csm - è che all'inizio si iscrive l'unione fra le formazioni sociali, con riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione, poi, senza coerenza, si slitta disinvoltamente a citare l'articolo 29, quello relativo al matrimonio, e così si costruisce un vestito di Arlecchino». Con effetti e dubbi paradossali a cascata.
Così, per fare un esempio, non dovrebbe essere punita la bigamia: l'articolo 556 del codice penale colpisce con una pena da 1 a 5 anni gli illusionisti che cercano di giocare clandestinamente su due tavoli, pensando forse di avere il dono dell'ubiquità sentimentale. Qua invece, come notava ieri il Corriere della sera, lo stesso comportamento dovrebbe rimanere senza conseguenze, anche se nell'andirivieni di norme e codici nulla può essere dato per scontato.
E ancora, a una prima lettura, chi ucciderà il partner se la caverà a buon mercato rispetto a chi fa fuori il marito o la moglie.
Perché non gli si potrà contestare l'aggravante dell'aver ammazzato il coniuge. Ma, a parti inverse, chi tenterà di favorire il partner mentendo davanti al pm, verrà incriminato a differenza di quel che oggi accade fra i coniugi. Risultato: un guazzabuglio quasi inestricabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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