
Sui giornali inglesi è tutto uno sforzo di analisi per cercar di capire chi, fra il Regno Unito e l'Unione Europea, debba essere considerato il vincitore degli accordi post-Brexit che il premier laburista Keir Starmer ha concluso con Bruxelles. La questione è complessa e richiede approfondimenti nei numerosi capitoli dell'intesa, conclusa dopo sei mesi di negoziati: dall'agricoltura alla pesca, dalla mobilità dei lavoratori, dei giovani e degli studenti a quella dei turisti, dalla difesa all'energia. Ogni parte politica e ogni commentatore, alla fine, potrà trarre conclusioni diverse. Tuttavia, appare chiaro che in questa vicenda che segna l'apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni tra Londra e l'Europa c'è un sicuro perdente: l'America di Donald Trump. Se alla fine di febbraio si era potuto parlare dell'avvio di una nuova «special relationship» tra Washington e Londra, basata sul pragmatismo imposto a Starmer dalle maniere del tutto particolari di Trump, e se in seguito si era potuto ritenere che la firma dell'accordo commerciale bilaterale lo confermasse, il clamoroso riavvicinamento con l'Europa fortemente voluto da Starmer dimostra qualcosa di diverso: mettere una pezza in ambito commerciale a una relazione speciale malamente danneggiata è un conto, superare di fatto la sanguinosa ferita della Brexit e far aderire il Regno Unito a un fronte comune europeo è un altro. Il livello è molto più alto. C'è un errore di approccio da parte della Casa Bianca dietro questa svolta. È Donald Trump l'origine della nuova consapevolezza non solo britannica, ma europea in generale, della necessità di non perdere tempo prezioso di fronte ai gravi pericoli generati dall'annunciato passo indietro dello storico alleato americano. Gli europei non hanno gran voglia di fare da soli, ma capiscono di doversi dotare degli strumenti necessari per farlo se davvero venissero abbandonati. Vale per la difesa comune di fronte alla minaccia russa, ma è altrettanto vero in un più ampio ambito politico su scala globale.
Keir Starmer ha ben colto questa nuova inquietante realtà. La relazione speciale tra Londra e Washington è in crisi profonda ed è giunta l'ora di una nuova solidarietà europea. Trump non avrebbe mai voluto tutto questo, ma di fatto lo ha provocato.
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