Peccato che gli "influencer" non si ispirino a Toulouse-Lautrec

Non solo un acclamato pittore, non solo fra i più celebri artisti bohémien della Parigi ottocentesca, Henri de Toulouse Lautrec è stato anche un vero e proprio pubblicitario, outsider dal quale ancora oggi chiunque si occupi di marketing avrebbe tanto da imparare

Peccato che gli "influencer" non si ispirino a Toulouse-Lautrec
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Non solo un acclamato pittore, non solo fra i più celebri artisti bohémien della Parigi ottocentesca, Henri de Toulouse Lautrec è stato anche un vero e proprio pubblicitario, outsider dal quale ancora oggi chiunque si occupi di marketing avrebbe tanto da imparare. È quello che ho pensato visitando la splendida mostra dedicata al genio francese, da poco inaugurata a Torino e aperta fino al prossimo 21 luglio. Curata da Joan Abelló, l'esposizione ospita svariati ritratti, inclusi quelli riguardanti le donne frequentate da Toulouse Lautrec nel quartiere Montmartre, insieme a non poche litografie raffiguranti ambienti circensi. La sezione più sostanziosa è tuttavia costituita da una serie di contributi che l'artista realizzò nella veste di grafico pubblicitario: una sorta di content creator ante litteram, un apripista che ha a tal punto innovato l'arte del vendere da influire profondamente sulla sua successiva evoluzione.

Qualche esempio che potrete ammirare: i manifesti realizzati per gli spettacoli del celebre cabarettista Aristide Bruant, o quelli ideati per sponsorizzare le attività del locale Divan Japonais, o ancora le illustrazioni approntate per la nota rivista satirica Le Rire, fra le cui pagine figurano numerosi volti della Parigi del tempo. La costante, in tutte queste opere, è l'aver reso la pubblicità una forma d'arte, e viceversa l'aver portato l'arte nel senso più stretto a comunicare col grande universo promozionale.

Toulouse Lautrec c'è riuscito con acutissima lungimiranza, tramite performance figurative che a ragione hanno fatto storia e che hanno effettivamente segnato un prima e un dopo nella sempre intricata babele dell'advertising. Magari anche gli influencer contemporanei staranno riflettendo su questo? Cerco almeno di augurarmelo.

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