«Ho pietà per le patologiche ossessioni di Berlusconi, per questo non lo querelo», ha scritto l'altro giorno Giorgio Napolitano in un foglietto fatto recapitare al capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, durante le ultime votazioni sulla riforma del Senato. L'ex presidente in aula, a sorvegliare che tutto andasse secondo i suoi desideri, cosa che in effetti è successa. È stato infatti lui a mettere in riga, dall'alto della sua «autorità morale», i dissidenti del Pd che quella riforma non l'avrebbero mai votata. Il vecchio comunista mai pentito si vuole godere lo spettacolo di cui scrisse la sceneggiatura nel segreto delle stanze del Quirinale: tutto il potere alla sinistra, annientamento del centrodestra berlusconiano. Ha «pietà» per chi sostiene che per fare questo lui ha violato il giuramento di difendere la Costituzione, ha tramato con imprenditori e banchieri, ha preso accordi con Stati esteri, ha attirato a sé con la lusinga leader politici del centrodestra (da Fini ad Alfano) per provocare scissioni, ha permesso l'espulsione del leader dell'opposizione dal Senato facendo applicare una legge in modo retroattivo. Le chiama «patologiche ossessioni» quando invece sono fatti accertati e documentati da più fonti.
Qui non si tratta di rivangare il passato, ma di capire il presente e prevedere il futuro. E i fatti, che oggi raccontiamo alle pagine 2 e 3, dicono che il presente è frutto di una serie di reati gravi (altro che scontrini) sui quali dovrebbero indagare il Parlamento e la magistratura se non fosse debole e sotto ricatto il primo, complice la seconda. Con le sue decisioni, comunicate e probabilmente concordate con soggetti privati (l'imprenditore Carlo De Benedetti, il banchiere Corrado Passera, il rettore della Bocconi Mario Monti), Napolitano, da presidente della Repubblica, ha sovvertito la volontà popolare, alterato gli equilibri parlamentari, impedito il libero esercizio del voto.
E per il futuro non c'è da stare tranquilli, se a Napolitano sarà concesso di tessere la sua tela dentro e fuori dal Senato. Vorrebbe dire che i protagonisti del complotto del 2011 sono ancora attivi.
Dopo aver fatto passare per banditi e matti i cittadini ungheresi che nel 1956 si volevano liberare del giogo del comunismo sovietico, ora Napolitano ci prova con quelli Italiani che si sono riconosciuti e si riconoscono in una stagione politica di libertà. Cose per cui nei suoi confronti non proviamo alcuna «pietà». È un uomo pericoloso e in malafede. È un comunista.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.