Perché l'insulto di Canfora alla Meloni fa doppiamente orrore

Il violento insulto alla Meloni ("Neonazista nell'animo") è un inqualificabile attacco a una leader democratica. Al tempo stesso ferisce un popolo, quello ucraino, massacrato dai russi

Perché l'insulto di Canfora alla Meloni fa doppiamente orrore

Non serve spendere più di tante parole per smontare la violenza verbale di Luciano Canfora. L'insulto, perché di insulto si tratta, a Giorgia Meloni si squalifica da solo nella gravità di un'asserzione fuori da qualsiasi verità storica. Eppure, dal momento che purtroppo troverà consensi nel sottobosco filorusso e tra gli odiatori della leader di Fratelli d'Italia, è opportuno e doveroso rimarcare l'orrore di quell'insulto. Un orrore che è duplice. Prima di tutto perché, gettando fango sulla leader di un partito pienamente democratico che rientra nell'alveo istituzionale del nostro Paese, getta anche fango sull'intero sistema democratico italiano. E in secondo luogo perché mortifica un popolo, quello ucraino, che viene quotidianamente bombardato e ferito a morte dall'invasore russo.

Le parole di Canfora riecheggiano la propaganda di Vladimir Putin. Come lo Zar dice ai suoi di voler "denazificare" l'Ucraina, con la stessa violenza il filologo anti-atlantista dice che, "essendo neonazista nell'animo, (la Meloni, ndr) si è subito schierata con i neonazisti ucraini". Difficile infilare in una sola frase tante astruse violenze verbali e assurdità storiche. Alla base di tutto, va da sé, ci sono il solito odio imperante in una certa sinistra nostrata e una strampalata visione del mondo che porta Canfora (ma non solo) a identificare i "neonazisti ucraini" come i cattivi e non come un popolo aggredito che ogni giorno muore sotto le bombe russe. Una visione che sta prendendo piede in certi ambienti e che ha anche seguito tra gli ultrà di Putin che spopolano sui social network. Questa volta, però, a sferrare un attacco simile non è stato un troll qualsiasi spuntato all'improvviso su Twitter o su un altro social network, ma un docente universitario che scrive su giornali, coordina e dirige collane, pubblica con case editrici blasonate e soprattutto è spesso di casa in Rai. Per sproloquiare contro la Meloni ha scelto uno spazio senza contraddittorio: il liceo scientifico statale "Enrico Fermi" di Bari che ha giustamente preso le distanze da quanto detto. Canfora ha, infatti, sganciato la bomba davanti agli studenti e via. Un blitz terribile sia per l'affermazione fatta sia per la modalità adottata.

La Meloni ha detto che querelerà. Fa bene. Perché, come dicevamo, è impensabile che la si possa impunemente definire una "neonazista". Un'affermazione tale fa male a tutto l'impianto democratico del nostro Paese all'interno del cui perimetro operano anche Fratelli d'Italia e la sua leader.

Allo stesso modo - ma da loro Canfora non riceverà querela dal momento che si ritrovano con un'aggressore in casa che li vuole sterminare - è impensabile che qualcuno calpesti intenzionalmente il popolo ucraino. È grave anche se questo viene fatto solamente a parole. Perché, a volte, le parole possono essere pericolose quanto le azioni.

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