Mantenere le auto ibride anche dopo il 2035, ammettere a pieno titolo i biocarburanti. Più in generale, finirla "una volta per tutte con il dogmatismo ideologico" alla base del Green Deal che "ha messo in ginocchio interi settori produttivi". Giorgia Meloni, proprio mentre la Commissione sta ultimando la revisione delle norme sullo stop alle auto a emissioni Co2, passa al contrattacco. Lo fa con una lettera indirizzata ai vertici Ue e firmata da altri 5 leader: il polacco Donald Tusk, l'ungherese Viktor Orban, lo slovacco Robert Fico, il ceco Petr Fiala, il bulgaro Rossen Jeliazkov. Una lunga missiva, nella quale si chiede un cambio di rotta definitivo sulla transizione ecologica, a cominciare dal settore automotive.
Dalle auto alla difesa europea. In serata la premier è ospite di Enrico Mentana nel suo telegiornale. Da dove ridimensiona i titoli che vogliono il presidente Usa critico con l'Europa. "Al di là di quelli che sono i giudizi sulla politica dell'Unione europea - spiega Meloni -, la posizione di Trump dice magari con toni più assertivi, qualcosa che nel dibattito tra Usa e Ue va avanti da molto tempo. Cioè che l'Europa a un certo punto deve capire che se vuole essere grande, deve essere capace di difendersi da sola, e non può dipendere dagli altri". Posizione che Meloni rivendica da tempo: "Lo dico da molto prima che me lo segnalassero gli Stati Uniti. Perché, come ho detto moltissime volte anche in questi mesi, quando tu appalti la sicurezza a qualcun altro, devi sapere che c'è un prezzo da pagare. Gli americani decidono oggi come difendere i loro interessi perché hanno la forza per farlo. Credo che l'Europa debba fare la stessa cosa. E quindi, non perché ce lo dicono gli americani, francamente, ma perché noi dobbiamo essere convinti di farlo. Ed è quello che stiamo già facendo". La Meloni parla dunque di "occasione" per la Ue. Un'occasione che "chiaramente ha un costo" ma che è un costo economico "che produce libertà politica".
Il governo non è appeso al referendum sulla separazione delle carriere in magistratura. Su questo la risposta della premier è tassativa. Il referendum lo considera "importante per gli italiani e per la giustizia, non per il governo". Sulla riforma del premierato Meloni parla non solo di stabilità ma anche di vantaggio economico e si avvale delle stime raccolte dal Sole 24 Ore. "Il quotidiano economico ricorda che l'instabilità dei governi nei dieci anni precedenti al nostro arrivo è costata in termini di interessi sul debito 265 miliardi di euro - dice -. Significa un'altra legge finanziaria ogni anno. Mentre oggi lo spread sotto i 70 punti vuol dire risparmiare interessi sul debito. E la stabilità di questo governo consente, per esempio, in tre anni di portare 80 miliardi di investimenti dall'estero. Il premierato è una riforma economica. Quindi sono determinata ad approvarla".
Alla fine Mentana prova a chiedere sul mancato confronto con la Schlein. E la risposta della premier non cambia rispetto a quella offerta nei giorni scorsi. "Aspetto che mi dicano chi è il leader del centrosinistra poi sarò dispostissima al confronto".