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Picchiano gli immigrati ma danno lezione a noi. L'ipocrisia di un Paese sommerso dai problemi

Tra disordini in piazza e manganellate, La Francia ha ben poco da insegnare

Picchiano gli immigrati ma danno lezione a noi.  L'ipocrisia di un Paese sommerso dai problemi

I durissimi scontri tra manifestanti e polizia per le proteste contro la riforma delle pensioni; gli arresti arbitrari della famigerata Brav-M, con i giornalisti che sui social testimoniano quanto il sistema antisommossa «francese» sia fallace, con alcuni cronisti trascinati di peso dietro le sbarre come delinquenti, salvo poi uscire senza neppure un biglietto di scuse; gli scontri con i black bloc del 1° maggio; le città messe a ferro e fuoco, gli alberghi di lusso alla mercé dei casseur; l'incubo banlieue tornato d'attualità per lo spaccio di droga; le sparatorie a Marsiglia con protagonisti minorenni diventati capibanda, perché lasciati fuori dal sistema di sorveglianza, abbandonati alla vita di strada; fino alle espulsioni di massa di clandestini dall'isola francese di Mayotte, nell'Oceano Indiano, a 8 mila km da Parigi, dove Salime Mdéré, vicepresidente del consiglio dipartimentale, ha suggerito di «uccidere» i «delinquenti». Clamore iniziale. Poi? Gérald Darmanin ha scelto le maniere forti per rimuovere i migranti senza permessi di soggiorno dalle baraccopoli, dispiegando oltre 1.800 agenti e rinforzi in tenuta da guerriglia.

Molte di queste operazioni, tutte raccontate sui media da inizio anno, caratterizzano la Francia il cui ordine pubblico è affidato al metodo Darmanin. Un «disordine» permanente come risultato, che ha colpito pure i mercati e le agenzie di rating, con Fitch che ha appena declassato la Francia perché considerata sostanzialmente a rischio instabilità. Alcune delle azioni più muscolari dei gendarmi sono già state giudicate irregolari da un tribunale di Parigi. Il prefetto su Mayotte ha fatto appello, ma la Commissione per i diritti umani ha parlato di «strategia del terrore», per quello sgombero. E in una Francia in vena di dar lezioni all'Italia sull'accoglienza, si è riaperto anche il tema dello ius soli, con i respingimenti di donne incinte a Mentone: documentati. E manganellate sui minori che tentano di scavalcare il confine. E che dire del progetto che vede espulsioni più rapide per i clandestini, e permessi speciali solo per chi vuol fare mestieri cosiddetti «sotto tensione» che i francesi non vogliono più fare? La legge, sbandierata, è stata rimandata all'autunno perché il governo non ha la maggioranza per approvare alcunché, senza alleanze. O senza ricorso alla forzatura costituzionale che permette di far passare una legge senza sottoporla al voto del Parlamento: come fatto con la riforma delle pensioni che ha scatenato il caos, dopo che la premier Borne aveva promesso il jolly 49.3 solo per provvedimenti di natura urgente. E mentre un sondaggio Csa rivela che oltre 6 francesi su 10, il 64%, sono favorevoli a fermare l'immigrazione extra-Ue in Francia, e una maggioranza ritiene l'Esagono ormai saturo di migranti, il governo è incastrato nell'altalena macroniana tra destra e sinistra, fermezza e accoglienza. Le Pen è pronta a passare all'incasso alle europee.

Darmanin a mandare in malora anche il riavvicinamento Italia-Francia.

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