Polemiche in alta quota: Confortola sotto accusa. "Bugie sui suoi 8mila"

Secondo Moro, l'alpinista non avrebbe scalato tutte le vette. Come prova fotografie e racconti

Polemiche in alta quota: Confortola sotto accusa. "Bugie sui suoi 8mila"
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Le polemiche alpinistiche sedimentano per anni prima di esplodere (o anche per decenni) ma poi fanno crollare interi seracchi: anche se la polemica, qui, non è tra gli alpinisti Simone Moro e Marco Confortola circa la salita di quest'ultimo dei 14 ottomila, come hanno scritto molti quotidiani, ma la polemica, semmai, riguarda le istituzioni alpine e non alpine ora che è assodato che i 14 Ottomila, Confortola, non li ha saliti tutti, punto. Stiamo parlando di un testimonial della Regione Lombardia che beneficia di soldi pubblici per autocelebrare delle imprese che definire "indimostrate" è una gentilezza, non è solo una faccenda da impallinati di montagna.

È una faccenda sicuramente triste, questo sì. Confortola è un valtellinese classe 1971 ed è stato protagonista di spedizioni himalayane e di salvataggi estremi: nel 2008, sul K2, sopravvisse alla tragedia che costò la vita a undici alpinisti, e lui, svariati ottomila, li ha indubbiamente raggiunti; lo dimostrano gli standard di prova riconosciuti, che sono, tra altri, le prove Gps, le altitudini misurate, le foto di vetta inequivocabili e le validazioni da database indipendenti: proprio ciò che manca per dimostrare che Confortola abbia raggiunto altre cime. E, questo, lo sostiene sì l'alpinista Simone Moro (recordman assoluto degli Ottomila in inverno) ma lo sostengono anche innumerevoli fonti dell'alpinismo mondiale (colleghi, portatori, archivi ufficiali e testate specialistiche) mentre altri, che siano Alpini o guide o consiglieri regionali, ignari e in buonafede, rischiano incolpevolmente di uscirne buggerati.

Il Club Alpino Italiano (organo istituzionale, l'unico che abbiamo) ha già messo in fila tre cime "contestabili" sulla base di testimonianze dirette e dati ufficiali. La prima è del 2006 ed è l'Annapurna (8091 metri) con la versione del noto Silvio Mondinelli che è un monumento: è il primo italiano ad aver scalato tutti i 14 ottomila senza ossigeno (Messner a parte) ed è stato il primo a esporsi sull'imbarazzante caso Confortola tanto da spingere anche Simone Moro a farlo: parliamo di due alpinisti, Mondinelli e Moro, che non hanno certo bisogno di fama o sponsor. A ogni modo Mondinelli, che sull'Annapurna c'era, l'ha detto chiaramente: "Marco si è fermato sulla cresta e non sul punto più alto".

Un secondo caso, più pesante, è del 2022, ed è la vetta del Kangchenjunga (8586 m): la Seven Summit Treks, la più grande agenzia himalayana, non ha inserito Confortola nella lista dei summiter, gli arrivati in cima, perché a suo dire Confortola non l'ha raggiunta e basta; la foto di vetta infatti è risultata un ritaglio di quella del pakistano Shehroze Kashif; uno sherpa, poi, ha raccontato che alla vetta mancavano 70100 metri di dislivello, il che, a quelle quote, non fosse chiaro, corrisponde a ore intere di stramazzante fatica; anche l'Himalayan Database, archivio mondiale delle vette nepalesi, non ha validato la salita di Confortola.

La terza cima è del 2023 ed è il Nanga Parbat (8126 m) dopo che lo stesso Confortola aveva ammesso di essersi fermato "a un passo" per il maltempo: in seguito cambiò idea e citò un "certificato del Club Alpino Pakistano" di cui tuttavia sul sito ufficiale del Cai è stata spiegata l'inaffidabilità. Altri hanno poi riparlato (sono polemiche che circolano da anni) della sospetta conquista del Lhotse (8516 metri) con una foto di vetta che risulta ricavata dallo scatto di un collega spagnolo, Jorge Egocheaga, e poi di un'altra falsa foto che riguarda il Makalu (8485 m) e insomma, ce ne sono di cose che non quadrano: "Tante immagini di vetta sono taroccate senza timor di smentita", ha detto Moro al Cai, "visto che sono state fatte vedere ai veri autori e pure fatte analizzare da esperti grafici e fotografi". Anche un'altra celebrità alpinistica, Alex Txikon, era sul Lothse: ha detto che vide Confortola girare i tacchi e rinunciare. Ma le testimonianze, in generale, sono tante altre: gli italiani Tamara Lunger e Fabrizio De Francesco, l'indiano Arjun Vajpi, i pachistani Shehroze Kashif e Nuri Sherpa, l'olandese Wilco Van Rooijen. E però, sempre in generale, anche ignorando quest'ultime ombre, basterebbero i primi tre casi documentati per demolire la sponsorizzata narrativa dei 14 ottomila. Ed è qui che l'inopportunità politica e istituzionale entra in gioco: a tutt'oggi Confortola è presentato come "uomo dei 14 ottomila" in eventi e campagne ufficiali.

Questa cosa in certi ambienti si sa da anni, ma, presto o tardi, andrà affrontata. Per un atleta sponsorizzato, o a maggior ragione per un testimonial istituzionale, la regola è la stessa: se vendi un'impresa, devi dimostrarla. La montagna non è un social, non concede filtri.

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