"Polizia razzista". L'ira del governo

Solita fake news del Consiglio d'Europa: "Arresti in base all'etnia". Meloni: "Vergogna"

"Polizia razzista". L'ira del governo
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Certe fake news non finiscono mai. Fanno dei giri immensi poi ritornano. Come quella su poliziotti e carabinieri «razzisti». Mentre in Italia si discute di decreto Sicurezza e la sinistra accusa l'esecutivo di leggi liberticide, dal presidente della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (Ecri) Bertil Cottier arriva il solito aiutino: viene riproposto il report dell'anno scorso (già smentito) secondo cui in Italia arresti, fermi e perquisizioni vengano effettuati secondo la «profilazione razziale».

Una balla che Giorgia Meloni respinge: «Accuse semplicemente vergognose, sempre più faziose e lontane dalla realtà, contro uno dei Paesi fondatori del Consiglio d'Europa», dice il premier su X, che ricorda i numerosi episodi di aggressione ai nostri agenti «che lavorano con coraggio, dedizione e rispetto della legge» da parte di «immigrati irregolari». «È il frutto di un approccio ideologico e di pregiudizi evidenti», sottolinea il leader Fdi. Di osservazioni «astruse e false» parla il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

L'ultima volta a scendere in campo contro questa strampalata ipotesi fu persino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva telefonato al capo della polizia Vittorio Pisani esprimendogli il suo «stupore» e la sua vicinanza. «L'Ecri si ridotto a una Ong politicizzata, pagata con soldi pubblici, anche italiani», dichiara l'europarlamentare Fdi Nicola Procaccini. Di «scarsa obiettività» e di tesi «diffamatoria, poco lucida, offensiva e scorretta» ragiona Galeazzo Bignami, capogruppo Fdi alla Camera. «Ennesimo attacco fuori dalla realtà», sottolinea l'europarlamentare leghista Paolo Borchia, cui fa eco l'azzurro Maurizio Gasparri: «Dichiarazione fuorvianti e consigli inutili». A essere sorpresa è anche Raffaella Paita di Italia Viva, secondo cui «così si getta sui nostri agenti un sospetto infondato che alimenta pregiudizi». «Chi ha ruoli istituzionali internazionali dovrebbe usare equilibrio», è l'analisi di Maria Elena Boschi. «Accuse inaccettabili che offendono», tuona Mariastella Gelmini di Nm.

In serata è il commissario italiano all'Ecri Alberto Gambino ad ammettere: «Non ci siamo pronunciati né sull'Italia né sugli altri Paesi monitorati nel 2024». Da tempo l'opposizione ha messo nel mirino le nostre forze dell'ordine, storicamente strizza l'occhio ad antagonisti, No Tav e militanti dei centri sociali, alcuni portati persino in Parlamento. Riproporre i poliziotti «brutti e cattivi» rinfocola le polemiche, alla vigilia della manifestazione pro Gaza del weekend che si annuncia incendiaria. Se ne sono accorti anche i sindacati: «L'Ecri parla di bodycam mostrando di non sapere che in Italia il governo ha approvato un decreto che lo introduce come chiedevamo a gran voce per fugare qualsiasi strumentalizzazione», ricorda il segretario Siulp Felice Romano. Da sinistra risponde Piero Fassino, che anziché ammettere l'errore dell'Ecri dà la colpa a Bignami per «i gravi equivoci sollevati da una lettura superficiale o distorta di una nota di agenzia». Come no...

La storiella del racial profiling serve a ribaltare il rapporto causa-effetto. «È una narrazione distorta basata su pregiudizi ideologici», dice il Coisp, che difende la logica del decreto Sicurezza per «la gestione delle conseguenze dell'immigrazione clandestina». Non è che le nostre carceri sono piene di immigrati perché polizia e i carabinieri sono razzisti (gli italiani di seconda generazione diventati agenti non sono più nemmeno una novità), le statistiche nude e crude dicono che i clandestini delinquono 50 volte più dei regolari. I soloni europei pretendono che le pratiche di fermo e perquisizione siano sottoposte a un giudizio «indipendente», come fossimo un Paese fuori controllo.

Una farsa su cui la sinistra è pronta a costruire la solita narrazione anti sbirri a senso unico, agitando il solito spettro dell'odio razziale già usato contro gli agenti che hanno scortato i clandestini finiti nei Cpr in Albania per essere espulsi.

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