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Il populismo diventa roba di sinistra

C'è chi esulta in Parlamento perché il governo ha "messo all'angolo" il populismo

Il populismo diventa roba di sinistra

C'è chi esulta in Parlamento perché il governo ha «messo all'angolo» il populismo. Il Draghi buono che assorbe pulsioni meschine e destrorse, alla fine è sempre quello il sottinteso. Se non un alibi, soprattutto a sinistra, per continuare a giustificare dinanzi al proprio elettorato la coabitazione in maggioranza con Berlusconi, Tajani e Salvini. Ma i luoghi comuni sono duri a morire, a cominciare dalla demagogia strutturale che il Pd preferisce attribuire in misura fisiologica ai 5 Stelle e a dosi gigantesche alla Lega di Salvini, l'alleato scomodo. Per non parlare delle alzate di spalle con cui si liquida l'ascesa di Giorgia Meloni nelle intenzioni di voto. È troppo semplice definire il sorpasso virtuale patito dai dem come un fenomeno transitorio, legato al ruolo di unico oppositore al governo ricoperto da Fdi. L'ultimo contributo sul tema è stato del dem Goffredo Bettini, scomodo grillo parlante, che ha ribadito la necessità dell'asse Pd-M5s per «dividere il populismo e dare vita a un governo alternativo alla destra».

A sinistra qualcuno si è fermato al gabinetto Conte, una congrega di pasticcioni che si era auto legittimata come argine all'ascesa dell'asse sovranista Salvini-Meloni. Con Draghi è cambiata l'aria, ma a qualcuno conviene non rilevarlo. Forza Italia al governo gioca la parte di tutela del mondo produttivo, senza richiami alla piazza. La Lega è diventata il gendarme di SuperMario per sostenere il Nord e la ripartenza degli esercizi. La Meloni, l'unico leader rimasto in tribuna, incontra periodicamente il premier per offrire una sponda concreta alla ripartenza. Persino Di Maio preferisce missioni diplomatiche in giro per il mondo anziché ripetere le pagliacciate dal balcone di Palazzo Chigi che, quelle sì, avevano segnato il punto più basso del populismo.

Non resta che il segretario Pd Enrico Letta, il Mr. Hyde che ha lasciato a Parigi il mite Dr. Jekyll. Le sue proposte sono senz'altro raffinate e pronunciate a voce bassa, come si conviene a un intellettuale iscritto al club degli ex presidenti del Consiglio. Ma chiedere all'1% degli italiani più ricchi di finanziare la dote futura dei diciottenni è purissima demagogia da bar sport, una boutade da comizio per suscitare un boato nella folla. Il suo vice, Giuseppe Provenzano, vanta un profilo da intellettuale della Magna Grecia 4.0, però quando c'è da azzannare Salvini sceglie toni populisti: Salvini che tradisce i lavoratori sul blocco dei licenziamenti, Salvini da fermare con un fronte democratico. Altre frasi a effetto per scuotere un elettorato ritenuto dormiente, ma che in realtà ha già capito tutto con il giusto anticipo.

Il populismo, o quello che rimane, è diventato una cosa di sinistra.

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